CARLO D’ANGIO’ E PIETRO III: DUELLO DI RE (di Claudio Tescari)

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Carlo d’Angiò

L’appuntamento è fissato per il 1° giugno 1283. A lanciare il guanto è stato Carlo I d’Angiò. Pietro III di Aragona, accusato di aver occupato a tradimento la Sicilia, è stato sfidato a singolar tenzone. Ma perché si giunse a decidere il duello tra i Re?

San Luigi IX re di Francia, aveva un fratello minore, Carlo conte d’Angiou appunto. All’ombra del fratello, Carlo poté dare sfogo alla sua ambizione di conquistarsi un regno. Chiamato dal papa Urbano IV a guidare la guerra contro Manfredi, figlio del defunto imperatore Federico II, Carlo fu investito del titolo di re di Sicilia e incoronato il giorno dell’Epifania del 1266. Grazie al tradimento dei baroni meridionali, che abbandonarono Manfredi e si allearono con Carlo, già il successivo 26 febbraio si venne allo scontro decisivo a Benevento, dove Manfredi viene sconfitto ed ucciso. Il regno di Sicilia fu rapidamente conquistato e Carlo, diventato re Carlo I, trasferì la capitale da Palermo a Napoli, istituendo un dominio dispotico ed un governo tirannico, affidato a nobili e funzionari francesi. Carlo d’Angiò impose ai suoi sudditi pesanti tasse per sostenere le sue attività di conquista: divenne re d’Albania, principe d’Acaia e comperò il titolo di re di Gerusalemme. La rivolta scoppiata a Palermo il 30 marzo 1282 (i Vespri siciliani), costrinse Carlo I a rientrare nel suo Regno ed a porre fine all’espansione territoriale nei Balcani.

I siciliani, liberatisi dei francesi, proposero a Pietro III d’Aragona di assumere la corona di Sicilia, in quanto marito di Costanza d’Hohenstaufen, la figlia del defunto Manfredi e perciò erede del regno usurpato da Carlo I. Il re si affrettò ad accettare l’offerta; armò una flotta, un piccolo esercito e raggiunse la Sicilia. La situazione si presentò subito problematica, in quanto entrambi i Re non erano in grado di sostenere i costi di una guerra prolungata e così i loro eserciti si fronteggiarono, ma prudentemente a distanza di decine di chilometri. L’idea di uno scontro in campo aperto impensieriva i sovrani, che non volevano che l’esito della guerra dipendesse da un’unica battaglia. Nacque l’idea del duello.

Gli emissari dei due sovrani si incontrarono per scegliere la data, il posto e le modalità dello scontro. Dopo aver rifiutato le varie ipotesi che ciascuna parte proponeva all’altra si giunse alla scelta di un campo neutro. Viene scelta la città di Bordeaux, nella regione francese allora controllata dal re d’Inghilterra, che si riteneva potesse garantire la correttezza dello scontro. La scelta delle armi è lasciata a Carlo, in quanto più anziano (56 anni) rispetto a Pietro (40 anni). Avendo riflettuto sui rischi del combattimento, Carlo fa sapere che ciascun re dovrà essere affiancato da cento cavalieri e che non di un duello si tratterà, bensì di un torneo. La proposta viene accettata dal sovrano aragonese. Il papa intanto si dichiara assolutamente contrario allo scontro e minaccia scomuniche, anche al re Edoardo I, diffidandolo dal presenziare e dallo svolgere un ruolo di arbitro. Il sovrano inglese fu ben felice di rispettare il volere del papa, ma non poté rifiutarsi di mettere a disposizione il terreno del torneo. Comunque inviò in sua rappresentanza un Siniscalco affinché preparasse il campo, ricevesse gli ospiti e garantisse la correttezza dello scontro. Carlo d’Angiò fece un lento e lungo viaggio di avvicinamento al campo di battaglia: s’incontrò col papa a Viterbo; si fermò a Firenze per avere conferma dell’appoggio della parte guelfa; arrivò fino a Parigi per coinvolgere il nipote, re Filippo III e invitarlo a condurre tutto l’esercito di Francia il più vicino possibile a Bordeaux. Pietro d’Aragona, informato dei pericoli che correva, decise di mantenere la parola data, ma viaggiò travestito da scudiero, affidando ad un mercante il suo abbigliamento ed il ruolo.

La data giunge, il campo è pronto, i contendenti sono agguerriti. Di primo mattino si presentano Carlo d’Angiò ed i suoi, si schierano per lo scontro e rimangono in attesa degli avversari. Dopo alcune ore, il sovrano fa redigere un verbale ai notai del delegato del re d’Inghilterra, in cui afferma di aver vinto per abbandono dell’avversario e se ne va.

Nel pomeriggio arrivano gli aragonesi col loro re, il quale si infuria perché l’avversario non l’ha atteso e protesta col Siniscalco inglese, proclamando la propria vittoria su re Carlo. Dopo di ciò riparte immediatamente per evitare l’esercito francese, chiamato da Carlo per catturarlo. Il duello è saltato. Avevano dimenticato di fissare l’ora del torneo!

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