CHE COS’E’ LA GLOBALIZZAZIONE (recensione a cura di David Taglieri)

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Quanto conta la linguistica? Qual è il valore aggiunto del linguaggio in una comunicazione fra individui o in un’interazione fra persone riguardante tutti i settori della vita umana e sociale?  Il linguaggio è il tratto identificativo di un popolo, lo caratterizza e ne evidenzia le specificità; esistono allo stesso modo dei termini abusati nel vocabolario delle varie lingue che seguono e vanno di pari passo con la logica spazio-temporale e con i cambiamenti che il tempo e lo spazio propongono continuamente. Si parla tanto di globalizzazione, e molte volte questo vocabolo viene citato o proferito senza conoscerne le cause, le conseguenze e la contestualizzazione.

Urlich Beck (venuto a mancare nel 2015) sociologo presso l’Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera presenta in Che cos’è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria (pagg. 195, Edzioni Carocci) i differenti aspetti della globalizzazione analizzandone le molteplici declinazioni, i tanti significati e le diverse interpretazioni, ma soprattutto ci spiega a fondo quanto la globalizzazione sia penetrata nella vita di tutti i giorni.

Beck viaggia dal concetto di economia-mondo di Wallerstein alla tesi della Mc-Donaldizzazione di Ritzer; in particolare evidenzia le anomalie del globalismo banalizzato (pensiero economico di ispirazione liberista, connesso dal processo di unificazione dei mercati) e di una quasi metafisica del mercato mondialista.

C’è da dire, infatti, che nonostante si registri la presenza di movimenti pacifici che contestano legittimamente la globalizzazione, il più delle volte questi movimenti vengono messi a tacere da una strana alleanza fra liberismo estremo in economia e un progressismo quasi religioso, che sposano sic et simpliciter le teorie legate alla modernità e al trionfo tecnologico.

Beck rivendica la rinascita di una nuova politica, Politica in senso aristotelico, in grado di rispondere alle emergenze sociali, culturali ed ambientali; è proprio la politica che deve riprendersi il posto che ha occupato l’economia per tanti anni e che ha decretato la dittatura della grande finanza e delle multinazionali a discapito degli individui e a discapito del valore universale e fondamentale della centralità della persona.

Beck analizza una gestione della cosa pubblica come risorsa che deve tornare ad essere prossima ai cittadini e vicina alle esigenze della collettività, o meglio delle comunità formate da persone caratterizzate da storie, costumi e tradizioni.

I rischi che attanagliano la società di oggi possono effettivamente mobilitare nuove energie sociali e politiche che assicurino nel futuro uno sviluppo adeguato e razionale delle condizioni umane. Quindi nei momenti di tensione possono emergere le potenzialità migliori in grado di dare linfa ad ingegni e ad idee per fronteggiare le situazioni di crisi.

Il saggio si apre con un’analisi storico-politica del contesto globale in relazione ad eventi storici fondamentali come la caduta del muro di Berlino ed il tramonto dell’Urss. Globalizzazione vuole dire anche mutamento dell’equilibrio geopolitico che aveva garantito l’equilibrio per anni fra due forze contrapposte.

La politica non deve seguire il corso delle cose, dovrebbe essere il corso delle cose ad ispirarsi ad una vera Politica, che prima di tutto sia etica e pre-politica.

Perché la crisi dell’economia è stata determinata dalla sconfitta dell’etica e dalla perdita di riferimenti importanti che guidassero la finanza e la rendessero mezzo e non fine. Nel saggio è messo in evidenza anche lo studio della velocità, che sta giustificando i ‘non luoghi‘ del virtuale e sta abbattendo i luoghi reali. Lo schema del libro è semplice e lineare: la prima parte si sofferma sul significato di globalizzazione e sull’era telematica che sta avvicinando virtualmente le persone, ma allo stesso tempo sta cancellando i rapporti reali; successivamente lo sviluppo della narrazione si incentra sul concetto di anomalie della globalizzazione ed infine si analizzano gli errori del globalismo.

Non si tratta soltanto di una mera denuncia ma anche della proposizione a margine di dieci punti programmatici per affrontare le sfide della globalizzazione. La lettura di questo libro offre la possibilità di maturare uno sguardo alternativo a quello strettamente globale; tale sguardo consente di sollecitare delle politiche serie e capaci, rispettose della tradizione ma aperte al dialogo con la modernità.

David Taglieri

 

 

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