COME SOPRAVVIVERE AL CINEMA DI SINISTRA (recensione a cura di David Taglieri)

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imagesContinua con grande successo l’iniziativa de il Giornale legata ai piccoli saggi controcorrente, un tentativo fissato per il giovedì, con lo scopo di investigare quali siano i motivi e le cause del predominio della sinistra nel campo della politica culturale di questo Paese. Un vecchio vezzo e vizio, stabilitosi per lo più da quando la Democrazia Cristiana – pur di mantenere il potere e la prepotenza politica – decise di delegare tutte le questioni legate agli aspetti del sapere alla sinistra prima comunista e poi social-progressista.

Questo giovedì è la volta del critico cinematografico Maurizio Acerbi, che lavora e collabora con il quotidiano di via Negri dal lontano 1987. Egli si dice fiero di non aver mai stretto amicizie nel campo dello spettacolo, situazione che gli regala la possibilità di criticare quanto gli piace e quanto vuole.

Esce così “Sopravvivere al cinema di sinistra” (edizioni Fuori dal coro, il Giornale), il cui livello investigativo è ficcante: si tratta di un’analisi sociologica ed antropologica dei personaggi che hanno prodotto e producono tuttora la narrazione della cinematografia italiana, una narrazione sempre più macchiata e caratterizzata dalla influenza politica – quasi un vento – proveniente dalle feste dell’Unità.

La politica entra in tutte le questioni: amore, affetti ed amicizie, sancendo una netta differenza tra i buoni – che sono i componenti della sinistra radical-chic – e i cattivi, i fascistoidi di destra. Sì, perché quello che mette in risalto Acerbi è il razzismo etico, antropologico e ideologico dei registi e dello star system progressista nei confronti di chi da quel mondo prende le distanze o semplicemente decide di non schierarsi.

A tal proposito il caso di Checco Zalone è emblematico: l’attore pugliese vicino al centrodestra, ha messo in evidenza quanto non sia importante caratterizzare una pellicola per le idee politiche, ma studiare un popolo con la ricetta della leggerezza, pensando al suo passato, riflettendo sulla sua attualità, proiettandosi sulla quotidianità.

Acerbi nel suo saggio ci insegna che si può svolgere un buon servizio antropologico anche ridendo dell’Italiano, mettendone in evidenza vizi e virtù, senza ricorrere a incomprensibili e pelosi trattati sociopolitici alla Nanni Moretti. Forse è questo che ha generato un clima di rabbia nei confronti del sopracitato Checco Zalone da parte dell’entourage radical-chic.

Zalone, infatti, affronta le verità italiche sorridendo, senza lamenti, pianti, isterismi e senza terminare nei titoli di coda con i noti riferimenti al berlusconismo, al fascismo e all’anti-italianismo modaiolo.

L’offesa che gli italiani di centrodestra si sentono piovere dagli schermi delle sale da parte degli illuminati sono le classiche: razzisti, evasori, ignoranti…

Dal neorealismo in poi questa è stata la salsa, dimenticando, però, che il cinema culturale italiano lo hanno fatto personaggi dal calibro conservatore, da Totò a Sordi, o – aggiungeremmo noi – lo stesso Giovanni Guareschi, padre naturale del cinema di Don Camillo.

Acerbi ci parla anche del caso di due grandi registi come Avati e Martinelli denigrati nel contesto cinematografico per aver espresso punti di vista differenti dal soviet culturale, essendo guardati con diffidenza anche per la loro pratica cattolica, considerata elemento arcaico e “medievale” …

Un intellettuale ed artista intelligente di sinistra quale Carlo Verdone, invece, ha ammesso la sconfitta culturale del progressismo nel bocciare i dissidenti e nel prendersi troppo sul serio in versione quasi religiosa.

Accompagnato da un vademecum per affrontare le offese del salotto benpensante, il saggio di Acerbi si beve con grande piacevolezza: 47 pagine di allegria, ironia ed autoironia, per tentare di far presente a chi disprezza metà del popolo italiano, che l’universo culturale di destra è un libro molto più ampio rispetto al fascismo e al  berlusconismo e che, a prescindere, ogni persona, in  quanto tale, merita rispetto.

Nell’epoca attuale il razzismo dovrebbe essere debellato in tutte le sue forme, anche quelle culturali.

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