DALLA PECORA ALL’EURO (di Claudio Tescari)

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Nell’immaginario di molti, la ricchezza è l’immagine di Zio Paperone che si tuffa nelle monete del suo deposito. Nuotare nell’oro è un’espressione antecedente ai disegni di Walt Disney ed un sogno che risale a quando il genere umano inventò il denaro, cioè pezzi d’oro o d’argento -di peso costante- accettati in cambio di beni. Un’invenzione da commercianti.

In precedenza la ricchezza era misurata in modi diversi: il Faraone (il cui nome significava “grande casa”) aveva grande disponibilità di terre coltivate, stoffe, gioielli e suppellettili preziose, ma non conosceva le monete. Anche i romani delle origini avevano un’economia di scambio ed essendo principalmente pastori, barattavano caciotte, ricotta ed agnelli con i metalli degli Etruschi, con l’olio dei Sabini o con il vino dei Latini. Un romano ricco era proprietario di greggi e la sua agiatezza quindi si misurava in pecore e pecora in latino si dice pecus: la parola pecunia indicava in antico “ricchezza in bestiame”, poi semplicemente ricchezza. Anche un più modesto gruzzoletto –il peculio– significava piccolo gregge.

L’unità di misura monetaria romana era l’asse, parola di origine incerta, ma notissimo è il sesterzio, moneta del valore di due assi e mezzo ed il denario, pari a dieci assi e cioè quattro sesterzi. I trenta denari del tradimento di Giuda erano quindi 120 sesterzi, all’incirca due mesi di paga di un operaio o di un semplice legionario. La moneta romana veniva coniata da una zecca sul Campidoglio presso il tempio di Giunone Moneta = ammonitrice, sito nell’area dell’attuale convento di S. Maria in Ara Coeli.

Il sale, un bene raro e abbastanza costoso all’epoca, veniva sostituito da un importo in denaro equivalente al valore di una razione di sale, il salario appunto. La parola stipendio invece deriva dalla radice latina stips, che significa moneta segnata, coniata e da pendium, tema del verbo pendère = pagare. La moneta aurea del tardo impero romano era denominata solidus, poi soldus da cui l’italiano soldo e da questo discendono assoldato e soldato.

Altre monete antiche come il Fiorino, il Ducato o la Corona prendono il nome dalle immagini coniate (il giglio di Firenze, il profilo del Doge veneziano ed il simbolo regale), mentre il Franco venne identificato per la scritta Franc.(orum), cioè “dei Franchi”. L’aggettivo di “genuina” = sterling attribuito all’inglese Puond ha generato il termine Sterlina. La Lira ha origine dal peso unitario in argento (in latino libra) adottato nell’impero di Carlo Magno e denominato prima libira, poi livira.

Anche il Marco tedesco derivava il suo nome da una misura di peso pari ad otto once, marka nella lingua dei Franchi, che significava “segno”.

In Russia il Rubl’ ha il significato di “ritaglio” (d’argento), perché il verbo russo rubit’ significa tagliare.

Il Tallero d’argento, da cui è derivato il nome del Dollaro, era detto Joachimstaler munze, ovvero moneta di Joachimsthal, cittadina Boema dove era stato originariamente coniato, poi abbreviato in Thaler munze e diffuso in gran parte dell’Europa centrale.

Oggi l’Euro ha assorbito la monetazione di gran parte del vecchio continente, ma qualunque ne sia il nome… “Money makes the world go ‘round”, sono i soldi che fanno andare il mondo, come ci cantava Liza Minnelli in uno spassoso duetto nel film “Cabaret”, quindi auguriamoci di averne sempre in abbondanza.

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