DIVENTA TE STESSO (recensione a cura di David Taglieri)

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stessoOggi siamo immersi nella società dell’immagine, combattuti fra coloro che dicono che bisogna essere se stessi abolendo ogni formalità e scadendo talvolta nel volgare e nello sciatto e coloro che vogliono invece essere belli, vincenti, di successo a tutti i costi, sfidando limiti e umanità.

Poi c’è chi consiglia di intraprendere la strada del buon senso, e allora ci viene in mente Diventa te stesso di Claudio Risè: nel titolo è contenuta già la filosofia del libro (pagg. 125, Edizioni Red).

Già, perché questo non è solo un saggio di psicologia con i piedi ben piantati sul territorio del reale, ma anche un vademecum per affrontare le sfide dell’inquinamento globale che ci vorrebbe tutti omologati e non pensanti. Un viaggio interiore alla scoperta di se stessi nella società della post modernità. Il libro è del 1995, ma è molto attuale perché si colloca alle origini dei cambiamenti epocali che oggi stiamo vivendo sulla  nostra pelle; la vita è più comoda, ma la qualità della vita è davvero migliorata o tutto è incentrato solo sulla quantità e sulla velocità?

L’indagine parte dalla riscoperta della psiche umana, paragonabile ad una parte definita in una sorta di teatro, nel quale agiscono e si relazionano diversi personaggi, ognuno con un proprio ruolo ben preciso. L’uomo e le sue azioni, le reazioni, con l’arte e la bellezza che lo elevano e lo portano ad interrogarsi con maggior dinamismo sulla propria vita e sulla propria essenza.

Auspicabile il recupero della relazione con la Natura, che la civiltà moderna ha perduto a causa di un mondo oramai dominato dalle macchine, che non conosce più né sapori né tantomeno odori. Non respiriamo più l’aria delle montagne, la salsedine del mare, tutto quel che di naturale ci circonda e l’uomo di oggi non riesce nemmeno a concepire come era la vita di un tempo, quella contadina, fatta di fatica, sudore, attività fisica non mediata dagli attrezzi della palestra, e un sacrificio talvolta fallimentare e talvolta premiante.

Certo, non si tratta di un saggio che intende cancellare la modernità o i miglioramenti apportati dalla tecnologia e dalla tecnica; l’obiettivo di Risè è quello di trovare un giusto compromesso con la contemporaneità ovvero viverla senza farsi troppo dominare da quella.

Avere il coraggio e la fantasia di staccare la spina dalle macchine, cercare la serenità dentro di sé e non fuori, alimentando anche il mondo interiore, recuperando quel silenzio quasi inesorabilmente scippato dalla società dei rumori: questo l’auspicio del libro.

Una delle principali motivazioni dell’insoddisfazione generale è imputabile alla non esatta conoscenza di se stessi; l’uomo che non si ama non è in grado di amare il prossimo, e l’uomo che non si ama è quello che non si conosce, forse perché non ha mai avuto il tempo e/o la voglia di approfondire  i sentimenti legati alla propria personalità. Risè parte dalla differenza fra quello che la persona è nella sua realtà interiore e ciò che vuole rappresentare al suo esterno – in quella che è la parte che recita tutti i giorni -, quanto corrisponde al sé reale e quanto se ne discosta.

Un giusto equilibrio anima-corpo è allora il filo conduttore di un viaggio interessantissimo, che lo psicanalista junghiano ci dona attraverso la lettura delle pagine psicologiche. Un viaggio mentale per non perdere noi stessi e aprirci ai percorsi della nostra psiche e alla voglia di Assoluto.

1 commento

  1. Illuminanti come sempre le tue recensioni! E’ piacevole ritrovare concetti saldi di un vivere consapevole, anche quando lo sguardo su ciò che ci circonda potrebbe dimostrare il contrario. Vuol dire che il desiderio per il bello, l’ arte e la pace sono più diffusi di quanto sembri. L’ oracolo delfico “conosci te stesso” mantiene la sua fondamentale importanza, nonostante i secoli trascorsi. Difficile la sua attuazione, messa ancora più a dura prova nei nostri tempi, talvolta per difesa, ma molto più spesso per pigrizia. Non ricordo più chi disse che per dare un senso alla propria vita bisogna che abbia un senso anche per gli altri, ma l’ uomo non comprende o dimentica e così si allontana dalla conoscenza profonda di sé.

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