EGITTO ED EMIRATI SOLI ALLEATI DI GERUSALEMME

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Bambini palestinesi addestrati all'odio
Bambini palestinesi addestrati all’odio

Da Libero del 30 luglio 2014 leggiamo e di seguito riportiamo l’articolo di Carlo Panella (pag. 14): “Vista dal Cairo e dagli Emirati del Golfo la crisi di Gaza è poco meno che una pacchia. Da un anno infatti il presidente egiziano al Sissi denuncia Hamas che ha fatto di Gaza un “santuario” che permette ai terroristi che impazzano nel Sinai rifugio e riparo sicuri. E non passa settimana senza che questi terroristi portino a segno attentati sanguinosi contro le forze egiziane: ieri hanno rivendicato «l’uccisione di due generali» la scorsa settimana a Sheikh Zuweid, sempre ieri una bambina di 9 anni è morta per colpi di mortaio sempre a Sheikh Zuweid e sette islamisti sono stati uccisi a 5 fatti prigionieri a Refah. Bollettino che si ripete con leggere varianti da mesi.

Non solo: Hamas di sicuro offre rifugio e appoggio ai militanti della Fratellanza Musulmana che sono sfuggiti alla durissima repressione promossa da al Sissi (i suoi tribunali ne hanno condannato 1.000 alla forca) e che usano di Gaza come base per le loro attività clandestine in Egitto. Ancora, Al Sissi è estremamente irritato perché più volte Hamas ha rifiutato le proposte di tregua da lui formulate, che Israele aveva invece accettato. Infine, Al Sissi, i sauditi e anche Abu Mazen sono stati letteralmente sconvolti dalla proposta di J. F. Kerry di impostare una tregua affidando proprio agli sponsor di Hamas il compito di garantirla a Gaza. Uno schiaffo a cui Abu Mazen ha reagito ieri ribadendo di essere schierato in toto con al Sissi, contro l’estremismo di Hamas (e del Qatar e della Turchia): «La leadership palestinese si è adoperata sin dal primo giorno per porre fine ai combattimenti e per questo ci siamo rivolti al presidente egiziano al Sissi, perché l’Egitto ha ruolo storico nella questione palestinese. Purtroppo, Hamas non ha accettato la proposta egiziana e si è innescata l’escalation, ma l’iniziativa egiziana è l’opzione migliore e più sicura per uscire da questa crisi». In conclusione: Israele fa il “lavoro sporco” di smantellamento delle strutture militari di Hamas a Gaza, che torna a tutto vantaggio dell’Egitto (e di Abu Mazen e molti paesi arabi). Per questo, per la prima volta nella storia, l’Egitto è oggi di fatto cobelligerante di Israele contro Hamas: truppe egiziane hanno addirittura ucciso due palestinesi che si preparavano a fare attentati in Israele e domenica hanno chiuso 13 tunnel tra Gaza e l’Egitto – vitali per Hamas – portando a 1.639 i tunnel distrutti negli ultimi mesi, spesso riempiti di liquami di fogna, in segno di spregio. Nel complesso, Egitto, Arabia Saudita e i suoi alleati tra gli Emiri del Golfo vedono nell’offensiva israeliana contro Gaza – che a parole deprecano, ma non sottovoce, a differenza del passato- un passaggio fondamentale per infliggere un duro colpo ai Fratelli Musulmani (di cui Hamas è la sezione palestinese) che considerano il loro primo avversario sia sul piano interno, che su quello arabo. Non così il Qatar, che di Hamas, assieme alla Turchia e all’Iran è dichiarato sponsor, in dura e feroce polemica con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti con cui di fatto ha rotto le relazioni, spaccando il Consiglio del Golfo (egemonizzato da Ryad). Non a caso al Jazeera, che è di proprietà dell’Emiro del Qatar al Thani, nei giorni scorsi con voluta malizia ha dato notizia di due incontri a Tel Aviv e poi a Dubai tra il ministro degli esteri di Israele Avigdor Liebennann e il suo omologo degli Emirati Arabi Uniti Abdullah Bin Zayed. Nel corso di questi «strani incontri» Bin Zayed, che è il fratello di Khalifa, principe di Abu Dhabi e proprietario della compagnia aerea Etihad, secondo al Jazeera ha promesso 1 miliardo di dollari a Israele (notizia probabilmente falsa, tipica della disinformatjia di al Jazeera) e soprattutto di infiltrare agenti a Gaza per permettere all’esercito israeliano di colpire i capi militari e i lanciarazzi di Hamas. Notizia quest’ultima verosimile. Sintomo di quel ginepraio che è oggi la politica dei paesi arabi.”.

 

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