I POVERI E LA SINISTRA (di Marco Invernizzi)

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Se il Movimento 5 Stelle (M5S) ha vinto le elezioni unitamente alla Lega (ce ne occuperemo), il Partito Democratico (PD) è certamente lo sconfitto, o comunque il più sconfitto. Ma è la stessa Sinistra in generale che esce particolarmente ridimensionata dalla tornata elettorale.

Infatti, non basta imputare la sconfitta del PD all’arroganza del suo segretario, Matteo Renzi, e alla volontà dello stesso di ridimensionare e di fatto escludere dal partito la componente proveniente da quello che fu il Partito Comunista Italiano, componente che, esasperata da Renzi, lo ha abbandonato fondando un nuovo soggetto politico capace, peraltro, di ottenere solo un modestissimo risultato di poco superiore al 3% dei votanti.

E allora dove è finita la Sinistra, stante il fallimento di altre sigle improbabili, come per esempio Potere al popolo e Sinistra rivoluzionaria? Certamente nei 5Stelle, almeno in parte, e in misura minore nella stessa Lega. Ma è indubbio che oggi un partito della Sinistra ideologica, per quanto post-comunista, esista ancora, quantunque in grave difficoltà, e potrebbe essere ulteriormente “cannibalizzato” dai 5Stelle. Vedremo.

Certamente oggi gli italiani hanno un’occasione storica: quella di mostrare, non soltanto da un punto di vista culturale, l’insussistenza di quel luogo comune che ha favorito la Sinistra per decenni, e cioè l’equivalenza fra Sinistra e difesa dei poveri. Il ricordo va certamente alla seconda metà del secolo XIX, quando le Sinistre, quella riformista e quella comunista, s’impadronirono della sofferenza della classe operaia prodotta dallo smantellamento della struttura sociale precedente la Rivoluzione Francese (1789-1799) e dall’irresponsabilità dell’imprenditoria a vario titolo “liberale” che operava senza vincoli anzitutto morali nel contesto delle “rivoluzioni industriali” succedutesi, a diverse riprese, tra la metà del secolo XVIII e la fine del secolo XIX. Solo l’intuizione di Papa Leone XIII (1810-1903), con l’enciclica Rerum novarum (1891), impedì la completa egemonizzazione della classe operaia da parte dei partiti marxisti.

Oggi la classe operaia si è ridotta di moltissimo e ha ottenuto condizioni di lavoro che allora non esistevano. Tuttavia, i poveri ci sono ancora e in molti casi sono stati prodotti proprio da quelle Sinistre che hanno governato per decenni i Paesi europei.

I nuovi poveri sono le famiglie numerose, massacrate dal fisco che privilegia i single; sono i giovani che non trovano lavoro anche perché il sistema (fallito) non può permettersi di mandare in pensione chi ne avrebbe diritto, almeno come possibilità di scelta, in un Paese normale; sono i padri separati costretti a dormire in auto perché impoveriti da una separazione drammatica, anche economicamente; e sono le donne spinte ad abortire da un sistema malvagio che non le aiuta nonostante le tante parole per chi è in difficoltà. I poveri ci sono anche oggi, ma la Sinistra non sembra accorgersene, perché in molti casi li ha generati con le proprie politiche libertine e individualiste, che hanno umiliato le famiglie soprattutto se con molti figli.

Riprendiamoci allora i poveri e smentiamo quella falsa notizia che li vuole aiutati solo dalle Sinistre.

Cerchiamo anzitutto d’individuarli: perché non sono poveri soltanto coloro che non riescono ad arrivare a fine mese, ma anche quelli che ci arrivano provati nell’animo oltre che per una precaria situazione materiale. E guardiamoli in modo non classista, cercando di evitare l’odio sociale in un Paese che respira un’atmosfera sempre più intossicata da un virus portatore di rancore.

Sono sempre il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa che ispirano questo atteggiamento, che possono portare la solidarietà nella vita pubblica, la collaborazione fra le diverse componenti della società e dunque la nascita di un mondo migliore, senza l’odio che ci ha accompagnato durante gli ultimi secoli.

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