MODUS VIVENDI (recensione a cura di David Taglieri)

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9788842087465Esiste una marea di trattati, libri, saggi che analizzano la globalizzazione – talvolta c’è un abuso del termine senza conoscerne le reali declinazioni -, così che talora parlare dell’era globale diviene un concetto che viaggia sui binari della superficialità, cui non fa riscontro una vera volontà di analizzarne genesi, contenuti, cause e conseguenze.

Poi esistono sociologi del calibro di Zygmunt Bauman che contestualizzano le trasformazioni del mondo attuale connettendole al passato e proiettandole nel futuro. Per questo i suoi lavori trasmettono sana curiosità, interesse per le scienze sociali e diventano molte volte oggetto di dibattito.

Scrittura chiara e lineare, se non sempre riesce a raggiungere tutti noi, invita però ad una seconda lettura e a soffermarsi su concetti e teorie; alimenta il desiderio di conoscere ed approfondire, dato che non prende mai posizioni faziose, ma anzi effettua un esperimento molto interessante, tenta di immortalare la vita, il mondo e la realtà da più angolazioni. Il risultato, mai catastrofico, è una fotografia dei nostri tempi. Il metodo si articola su tre passaggi: monitoraggio della situazione, denuncia delle anomalie ed infine ricerca degli sforzi e delle opportunità, per ribaltare le eventuali situazioni negative e migliorare quelle che già funzionano. Modus Vivendi (pagg 126, Edizioni Laterza) analizza lo sgretolamento delle strutture  politiche, la liquidità di una società inconsistente, la paura, le tensioni e lo scoraggiamento dell’uomo contemporaneo.

L’uomo ha abdicato alla fede in sé, nel prossimo e nell’Assoluto, e si è trovato solo con se stesso; per molto tempo ambiva a questa posizione, ora si domanda se l’individualismo ed il conseguente egocentrismo siano davvero la panacea di tutti i mali: la risposta ovviamente è no, ma Bauman parte da quel no per proporre qualcosa di costruttivo. La condizione umana oggi è quasi vissuta come un inferno e l’utopia non può di certo aiutarla. Serve qualcosa di reale, serve il buon senso umano, ma anche un battito d’ali, la convinzione e la credenza in uno scopo.

La tanto decantata società aperta ha prodotto gli effetti collaterali del destino globale, una globalizzazione negativa, selettiva di commerci e capitali, violenza e armi, immigrazione mal gestita che crea tensioni e dissidi fra popolazioni in miseria; un mix di politiche errate – sia quella capitalista che quella progressista di sinistra – hanno portato ad un’implosione di modelli e possibilità. La società stessa non è stata in grado di recepire il cambiamento, così il cittadino ha vissuto, vive e vivrà un isolamento globale duro da digerire. Proprio dall’uomo si può ripartire, superando la paura che lo blocca e lo annienta.

E ancora il problema della velocità, che premia la quantità ma avvilisce la qualità: la domanda è: la quantità assicura la felicità, senza qualità? Il rapporto spazio-tempo è fondamentale, non si è più connazionali, ma contemporanei, non più figli di una Patria, di un’origine e di una comunità, ma di un tempo.

Infine la città, cosa è diventata la città negli ultimi venti anni… Tutti i problemi affrontati per Bauman, seppur grandi, possono essere una risorsa da analizzare e focalizzare, per costruire uno spazio, un tempo, una società diversa. La ricetta si può trovare anche e soprattutto nel momento della tensione e fra le pagine del libro  possiamo riflettere sull’alternativa ad una società in declino.

1 commento

  1. Ho conosciuto Zygmunt Bauman vedendolo in una trasmissione di Pane Quotidiano. Le sue affermazioni furono così penetranti, nella loro semplicità, che mi sono rimaste nella mente. L’ argomento allora era la “perseveranza” ed attraverso i suoi concetti ritrovo l’ intensità di un grande pensatore che hai così bene descritto nella tua recensione. Riconosco la tua grande capacità di selezionare libri con forti messaggi all’ uomo nella sua piccola realtà e nella sua inconsapevole pochezza! Forte !

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