Compro delle calze dal vu’ cumprà, che me le offre nella bottega del barbiere.
Gli chiedo: da dove vieni? “Dalla Nigeria”, mi risponde quello. “Ah, allora sei musulmano”, gli dico. “No”, mi risponde, “sono del Sud, sono Cristiano, anzi cattolico della Nigeria del Sud, dove non ci sono Musulmani. Quelli stanno al Nord, quelli fanno sempre casino…”. E così se ne va, col suo borsone di calze da piazzare a qualcuno.
Quelli fanno sempre casino… In questi giorni in cui si parla di “no alla guerra in nome della religione” e ci si affanna a demonizzare lo “scontro di civiltà”, le parole del vù cumprà – quelli fanno sempre casino – mi sembra siano una grande lezione di geopolitica, che naturalmente farebbe inorridire i salotti buoni del giornalismo e della politica.
Quelli – tanto per capirci – sono i jihadisti musulmani, che dall’Iraq al Mali, dalla Somalia alla Nigeria, dala Repubblica Centrafricana al Kosovo, si battono sempre per lo stesso motivo: il Califfato universale.
Qualcuno ha detto che la pace, come la guerra, la si fa sempre in due. Ma oggi la grande sfida è comprendere che c’è qualcuno che attacca e altri che subiscono. Sarebbe una grave ingiustizia (oltre che sintomo di ignoranza) mettere l’aggressore e l’aggredito sullo stesso piano.
