ULTIME DA “IL TIMONE” (di David Taglieri)

744

Nel numero 161 de “Il Timone” troviamo una bella inchiesta di Benedetta Frigerio sul 1968 dal punto di vista femminile, allorché la donna partendo da rivendicazioni di eguaglianza sociale si è poi snaturata e sminuita nella propria femminilità, inchinandosi – di fatto – al modello maschile.

Il viaggio della giornalista prosegue in Spagna con i figli che necessitano di un’altra educazione, visto che università e scuole sono oramai irrimediabilmente nelle mani della sinistra politica corretta, democratica e ben educata, che non tollera voci dissonanti.

Philippe Maxence si occupa invece di elezioni in Francia analizzando il ruolo della Manif pour tous e dell’impianto cattolico; Tommaso Scandroglio analizza e studia in maniera approfondita il ritorno dei nuovi schiavisti, laddove il progresso viene spacciato per sviluppo, quando invece si tratta di reale regresso umano, all’interno del quale la persona è ridotta ad oggetto e trionfano i metodi legati all’eutanasia, all’aborto, alla fecondazione artificiale. La persona infatti viene utilizzata per fini sperimentali come se fosse una vera cavia umana.

Rino Cammilleri con la rubrica il Kattolico fa un bilancio complessivo del concilio, soffermandosi sul ritorno alle origini, tanto amate dal popolo e dalla gente semplice e tanto lontano dal clericalmente corretto, che molte volte deve parlare con il linguaggio del compromesso con il nemico, una lingua che suona però straniera ed ambigua a chi è ancorato alle vere radici; Cammilleri ricorda, nell’occasione, anche il suo contributo ad uno speciale sul Concilio trasmesso in un tg molto notturno su Rai due.

Lorenzo Bertocchi ha realizzato un dossier molto interessante sulle chiese moderne, forme di architetture che non richiamano canoni classici né tanto meno elementi di armonia delle forme e delle geometrie: il risultato è che l’astrattismo produce brutture e bruttezza, la non sacralità non spinge chi vi passa davanti a fare una visita… I riferimenti sacri anche laddove ci sono, sono talmente nascosti, segreti e celati da una certa contemporaneità anticlassica che è davvero difficile scovarli.

Sempre Bertocchi ci offre un’intervista al professor Vittorio Sgarbi, che non individua molte speranze ed orizzonti di ottimismo nel declino del bello. Testualmente: “con la caduta del fascismo i valori religiosi che erano connaturati per scelte politiche per una dimensione tradizionalista sono scomparsi…’’.

Aggiunge il professore che il rapporto fra arte e religione, o meglio fede, si è del tutto logorato; l’abitudine al brutto soffoca la felicità.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui