BEATA MADRE TERESA DI CALCUTTA

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madre-teresa.bmp Nel 1929 a 19 anni una ragazza albanese originaria del Kosovo, da poco annesso alla Jugoslavia, lascia la propria terra e la famiglia a cui è legatissima: è GanxheBojaxhiu, poi diventata e conosciuta in tutto il mondo come Madre Teresa di Calcutta.
La famiglia, profondamente e sentitamente cattolica in un Paese a maggioranza musulmana, non ostacola ma favorisce la vocazione religiosa, e così Ganxhe entra nella Compagnia delle Suore di Loreto, una congregazione irlandese che ha delle missioni anche in India.
Cambiò le sue vesti, prese l’abito religioso e anche un nuovo nome: da Ganxhe a Maria Teresa del Bambino Gesù.
Il 24 maggio 1937 pronunciò i voti perpetui e diventò direttrice della scuola St. Mary’s di Calcutta. Ma anche per lei i progetti di Dio andavano ancora oltre. Nei suoi spostamenti fra le città e le campagne dell’India restò scioccata dalla povertà estrema della gente. Vocazione nella vocazione, maturò la decisione di donarsi completamente ai poveri, facendosi ella stessa povera fra i poveri e inferma fra gli infermi: da sola cominciò ogni giorno a visitare i lebbrosi, scoprì e curò le loro piaghe. Più tardi, nel 1950, aveva già 12 suorine che la seguivano, scelte da Dio soprattutto fra le ex allieve della scuola St. Mary’s.
In quello stesso anno costituì il nuovo ordine: le Suore Missionarie della Carità.
Alle sue ragazze, divenute in pochi anni migliaia con case e ospedali in tutto il mondo, diceva: “Noi portiamo nella nostra casa quelli che che sono sulla soglia della morte e li curiamo; molti guariscono, altri muoiono però in pace, nelle nostre braccia “. E infatti Madre Teresa aveva eretto a regola la tradizione cattolica albanese di tenere sul petto il moribondo, sino all’ultimo respiro
Insignita di innumerevoli premi, tra cui il Nobel per la pace, fu tanto instancabile nella carità quanto ferma nel denunciare gli attentati al sacro v alore della vita umana. Ebbe la ventura di rivedere, dopo il crollo del comunismo, la sua Patria libera dall’ateismo di Stato, che per 40 anni aveva imperversato in Albania.
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Il giornalista Gjon Gjomarkaj, che per quasi venti anni ha curato i programmi in lingua albanese per la Radio Vaticana, nel suo libro “La beatificazione di Madre Teresa” ricorda le parole dell’ultimo incontro che ebbe con lei il 15 agosto del 1992. A Shiroke di Scutari si celebrava la Santa Messa dell’Assunzione. Erano migliaia di fedeli, arrampicati sulle rocce, sugli alberi, raggruppati sulla costa della montagna di Tarabosh Prima che cominciasse la celebrazione eucaristica, Madre Teresa gli disse: ” Dio ti benedica! Vedi Gjon? Anche le tue preghiere, attraverso il microfono del Santo Padre in Vaticano, per mesi e anni, sono andate in porto Oggi ci ritroviamo ancora insieme, grazie a Dio, proprio qui, nella nostra Albania libera, a partecipare alla Santa Messa, liberi e senza problemi, come, sino a pochi anni fa, per molti era incredibile! Ma la nostra fede è stata e sarà sempre viva! Vero Gjon? “.
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Quella fede e quella carità sono state esaltate il 19 ottobre 2003, quando Giovanni Paolo II, in tempi inusualmente rapidissimi, ha dichiarato beata Madre Teresa di Calcutta, la piccola suorina albanese che la Chiesa, in modo solenne, affida alla venerazione dei fedeli il 5 settembre di ogni anno, giorno del suo ritorno nella casa del Padre.
La preghiera secondo la Beata Madre Teresa di Calcutta
Non è possibile immergersi nell’ apostolato diretto senza preghiera.
Dobbiamo essere consapevoli dell’unione con il Padre. La nostra attività è veramente apostolica solo se permettiamo a Lui di lavorare in noi e attraverso noi, con il suo potere, con il suo desiderio, con il suo amore; cominciamo la nostra giornata cercando di vedere Cristo attraverso il Pane, e continuiamo a vederlo sotto l’apparenza dei corpi stanchi dei nostri poveri. Preghiamo anche con il nostro lavoro, compiendolo con Gesù e verso Gesù. I poveri sono la nostra preghiera. Portano Dio in loro (da: La Beatificazione di Madre Teresa, di Gjon Gjomarkaj, Edizioni Ila Palma, Palermo, 2003)

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