Notizie dall’estero 8 Maggio 2006

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madonna.jpg Un cordiale ben ritrovati a tutti i nostri ascoltatori.
La pagina di oggi sull’informazione internazionale ci presenta diversi argomenti degni di nota. Prima di iniziare ricordo come al solito che è possibile inviare un e-mail all’indirizzo di posta elettronica radioqueen@virgilio.it, oppure comunque telefonare allo 0832-331144 per esprimere la vostra opinione, o per chiedere qualcosa sui fatti più importanti della settimana a livello internazionale.

Bene, passiamo adesso alle notizie della settimana e iniziamo purtroppo con l’ennesimo attentato, il 4° nel giro di un mese, alle forze di pace italiane.
Dunque ancora un attentato contro i nostri soldati da parte del terrorismo islamico. Questa volta a perdere la vita nel compimento del dovere sono stati il tenente Manuel Fiorito, di 27 anni, e il maresciallo Luca Polsinelli, di 28 anni, che insieme viaggiavano in un blindato nel corso di un ordinario pattugliamento nella periferia di Kabul, a sud ovest della capitale ad una ventina di km dal centro. Giovedì scorso, il 4 maggio, alle 16.00 italiane, una mina telecomandata è esplosa al loro passaggio e per i due alpini non c’è stato più nulla da fare. Altri quattro militari italiani sono rimasti feriti.
Dunque dicevamo che nel giro di un mese siamo arrivati a ben 4 attentati eseguiti direttamente contro le forze italiane impegnate fra Iraq e Afghanistan. Il primo avvenne l’8aprile ad Herat, proprio in Afghanistan, e allora esattamente un mese fa un kamikaze alla guida di un’autobomba si fece saltare in aria vicino alla base di Herat ferendo un nostro soldato. Poi il 22 aprile, dopo due settimane, a Nassiriyah in Iraq una pattuglia italiana era sfuggita all’esplosione di un ordigno posto al lato della carreggiata: in quell’occasione per fortuna non vi furono feriti. E’ invece dello scorso 27 aprile la morte, sempre a Nassiriyah, dei 3 carabinieri italiani; e per concludere il 4 maggio il nuovo attentato a Kabul, di nuovo in Afghanistan, con la morte dei due giovani alpini. Beh a questo punto ci sembra abbastanza evidente la strategia di Al Qaeda, che approfitta del nuovo, mutato, scenario politico italiano per imporre le proprie condizioni. Non a caso all’interno dell’Unione di Prodi si alzano sempre più autorevoli le voci di quanti chiedono l’immediato ritiro del contingente italiano, tanto dall’Iraq quanto dall’Afghanistan.
Lasciamo il medio oriente e veniamo adesso alle notizie provenienti dalla Cina.
Sono circa 20 i vescovi appartenenti alla Chiesa patriottica cinese che si apprestano ad occupare alcune diocesi della Cina rimaste scoperte;scoperte perchè tanti Vescovi cattolici nel corso degli anni sono stati rimossi, arrestati e alcuni uccisi. Due pseudo-vescovi sono già stati nominati dal governo di Pechino in altrettante diocesi del Paese.
La decisione ha immediatamente suscitato le proteste del Vaticano, che contesta le indebite pressioni del regime comunista in una materia così strettamente ecclesiastica, quale è appunto la scelta e la nomina dei Vescovi. Con questa mossa Pechino intende riaffermare il controllo sugli oltre 12 milioni di cattolici cinesi. Un controllo politico e ideologico che in Cina diventa giorno dopo giorno sempre più asfissiante. Per i due vescovi nominati dalla Chiesa patriottica, come ha dichiarato il direttore della sala stampa vaticana Navarro Valls, è già scattata automaticamente la scomunica, e dunque i rapporti fra Vaticano e Cina vanno deteriorandosi sempre più.
E passiamo ad un altro argomento che riguarda sempre la Cina. Un interessante articolo, a cura di Gianni Criveller è apparso sull’agenzia di informazioni NEWSLETTER, legata alla rivista missionaria Mondo e missione, dello scorso 27 aprile 2006: questo articolo affronta il problema del controllo ideologico tramite internet. Per molti anni si è detto che Internet avrebbe cambiato la Cina. Ma, almeno finora, è avvenuto il contrario: è la Cina ad aver cambiato Internet. In peggio. Se n’è avuta una conferma lo scorso 15 febbraio, quando funzionari di quattro colossi della rete, Yahoo!, Microsoft, Google e Cisco, sono stati convocati davanti alla Commissione per le relazioni internazionali del Congresso degli Stati Uniti. Il democratico Tom Lantos, superstite dell’Olocausto, ha sintetizzato il sentimento dei suoi colleghi così: “Le vostre ripugnanti attività in Cina sono una vergogna. Non capisco proprio come i capi delle vostre società possano dormire la notte”.
Ma perchè queste accuse così gravi?
A partire da maggio 2004, ben 81 persone, il più alto numero in tutto il mondo, sono state arrestate in Cina per aver espresso opinioni politiche su Internet. La Cina è anche il Paese al mondo con il più efficiente sistema di intercettazione di e-mail e di censura di Internet. E ciò grazie alla tecnologia venduta da Cisco e Miscosoft, e alla collaborazione prestata

Li Zhi, 35 anni, funzionario civile, è stato condannato a 8 anni di reclusione per aver criticato la corruzione di funzionari locali (Dazhou, provincia del Sichuan) in gruppi di discussione su Internet. Li Zhi si era anche messo in contatto, via Internet, con un altro dissidente, Xie Wanjun, che aveva tentato di fondare in Cina il partito democratico. La condanna risale al dicembre 2003, ma solo l’8 febbraio di quest’anno si è avuto conferma del decisivo ruolo prestato da Yahoo!, come risulta dal testo della sentenza. Un altro sfortunato cliente di Yahoo! è il giornalista e poeta Shi Tao, 37 anni, di Changsha, nello Hunan, che sta subendo una condanna a ben 10 anni di carcere inflittagli nel 2005.
Secondo quanto riferisce Reporters sans frontières, Shi Tao, detenuto presso la prigione di alta sicurezza di Chishan (Hunan), è sottoposto ad un regime di lavoro forzato particolarmente duro.
Lo scrittore Liu Xiaobo, presidente della sezione cinese di Pen International (la più antica organizzazione per i diritti degli scrittori), e uno dei più noti dissidenti cinesi, arrestato più volte e sempre sotto sorveglianza, il 7 ottobre 2005 ha scritto una lunga e vibrante lettera a Jerry Yang, presidente di Yahoo!, condannando con asprezza “la complicità di Yahoo!” con il regime cinese. Questo documento è stato pubblicato in Italia da Micromega (2/2006, pp. 65-75). La perdita di reputazione dei colossi di Internet è notevole, anche se la consapevolezza della gravità del loro comportamento raggiunge soltanto una limitata schiera di persone. Per questo sono da apprezzare e appoggiare le campagne di boicottaggio dei prodotti di queste compagnie, soprattutto di Yahoo!. I mega-contratti tra le grandi compagnie della comunicazione elettronica e il regime cinese costituiscono una delle maggiori insidie alla libertà. Siamo in presenza di una gigantesca manipolazione, di cui gran parte delle vittime non ha gli strumenti per accorgersi. Che la censura e la repressione non siano diminuite, ma solo più mirate e sofisticate risulta anche da altri gravi episodi di repressione intellettuale. Lo scorso 22 febbraio la polizia ha arrestato a Pechino Hao Wu, regista di documentari e assiduo collaboratore di Reporters Sans Frontières. Hao Wu, che scrive in inglese per aver passato dieci anni negli Stati Uniti, è stato arrestato mentre partecipava a un incontro con membri della Chiesa protestante non ufficiale, sulla quale stava preparando un documentario. Il regime comunista è all’erta e si è attrezzato per ribattere alle spinte innovative. Le autorità non intendono affatto aprire una stagione di libertà e di diritti civili. Gli osservatori più attenti notano come il problema dei diritti umani si sia aggravato nell’ultimo anno. In Cina il sistema repressivo gode di buona salute perchè sono ancora in piena efficienza gli strumenti che sostengono tutte le dittature: la propaganda e la polizia segreta. La propaganda imbonisce la massa; la polizia segreta si cura di scovare e reprimere i dissidenti. Anche Internet è divenuto uno strumento utile allo scopo. C’è da aggiungere che, purtroppo, la quasi totalità degli utenti di Internet non si accorge nemmeno dei filtri censori, che si trovano alla fonte, come nei casi di Yahoo!, Google, e Microsoft. Il regime vince le sue battaglie prima di combatterle, come nel caso della prestigiosa Bbc (British Broadcasting Corporation): il nuovo sito esclude in partenza tutti i temi sgraditi al regime. Dopo due decenni centrati sulla giustificazione dell’introduzione dell’economia di mercato, Hu Jintao ha stabilito che fondi “senza limite” saranno devoluti al rinnovo del marxismo. Tutti i settori del Paese sono coinvolti in questa campagna di massa per ristabilire i fondamenti ideologici della dottrina marxista. Il piano prevede il coinvolgimento di tremila accademici per la stesura di più di un centinaio di libri marxisti; la traduzione in cinese di letteratura marxista internazionale e l’organizzazione di convegni internazionali sul pensiero marxista. Istituti di ricerca dovranno formare le nuove leve di intellettuali marxisti, mentre si ribadisce con enfasi che tutti gli studenti universitari dovranno frequentare corsi di marxismo. Ugualmente, prima di accedere all’università si dovrà passare un esame sul tema.E, tra la sorpresa di non pochi commentatori, la leadership politica ha rimesso seriamente in circolo il dibattito ideologico: si è tornato a discutere seriamente del rapporto tra la via cinese al socialismo e l’economia di mercato. Se n’è avuta una chiara eco all’assemblea del Congresso nazionale del popolo dello scorso marzo, quando una legge in favore della difesa della proprietà privata è stata bloccata per motivi ideologici. Una parte della popolazione (circa il 10 per cento) si sta arricchendo grazie al boom economico. Per costoro le cose vanno bene così. Ma la maggioranza si misura con gravi ed accresciute disuguaglianze sociali ed economiche e non ha mezzi per organizzare il dissenso verso il governo: il gruppo di potere è saldamente al comando della politica, dell’economia, dell’esercito e della comunicazione.
Bene, con questa notizia abbiamo terminato l’appuntamento di oggi con l’informazione internazionale. A risentirci quindi martedì prossimo, sempre con l’Internazionale, ricordando che come al solito che è possibile inviare le vostre riflessioni, i vostri dubbi e le vostre domande scrivendo una e-mail al nostro indirizzo di posta elettronica radioqueen@virgilio.it.
Grazie a tutti per la cortese attenzione e a risentirci la prossima volta.

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