A PROPOSITO DI “BUIO MEDIOEVO”: IL TESTAMENTO DI UN ANONIMO AMANUENSE

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Il testamento dell'amanuense: è conservato e divulgato nelle splendide abbazie benedettine

“Io sono colui che non ha lasciato traccia, sono l’assente, di me nessuno si ricorda.

Questo ha voluto il Signore per me e di questo lo ringrazio, perché ognuno sulla terra ha il destino suo, e il mio era il lavoro umile dell’amanuense, il lavoro dell’uomo anonimo, di colui che seppure resterà scritto nel cosmo eternamente, pure si perderà nella memoria degli uomini. Ma pure sono colui che con la bellezza del decoro ardito che nella scrittura inventava, la ricerca del colore e della più giusta forma, nel silenzio dell’opera sua sempre ha cantato con gioia grandissima la gloria del Divino. E’ stato questo il mio modo di offrire amore a chi ha voluto la mia vita sulla terra: patire il freddo dell’inverno che deforma la mano e torce la schiena, patire il doloroso crampo che tanto duole e sembra paralizzi quasi tutto il braccio, e poi il caldo torrido dell’estate che toglie l’aria e affatica il respiro dentro il petto.

Molta dell’opera mia è andata distrutta, ma cos’è mai l’opera dell’uomo sulla terra?

E’ niente. Il canto mio d’amore nessun tempo l’ha mai potuto cancellare, tutto nell’universo è rimasto eternamente scritto, ché Dio mai si dimentica di chi umilmente l’ha servito; ogni suo umile servo lo ama come fosse il prediletto figlio…L’amanuense si fonda con la sua scrittura, ne fa ricamo paziente e amato, scrivendo ascolta e ripete quelle parole come fossero sempre preghiera…”

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