ALLARGAMENTO DELLA NATO AD EST: MA DAVVERO?

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Lech Walesa e Vaclav Havel

Già nel 1993, i due leader più importanti delle rivoluzioni pacifiche che avevano portato alla fine del comunismo in Europa centrale e orientale, il polacco Lech Walesa e il ceco Vaclav Havel, chiesero al presidente americano Bill Clinton che ai loro Paesi fosse permesso di entrare nell’Alleanza Atlantica.

A fine ’93, in Russia il partito ultranazionalista ed antioccidentale di Vladimir Zirinovskij prendeva il 23% dei voti alle lezioni legislative ed era nettamente il primo partito, seguito dai neo-comunisti con il 12%. Un anno dopo la Russia scatenava una sanguinosa guerra per riprendersi la Cecenia…

E allora: dato il retroterra storico sovietico, sommato all’instabilità e all’imprevedibilità della situazione nella Russia di quegli anni, c’è da meravigliarsi che le opinioni pubbliche e i governi dei Paesi del Centro e dell’Est Europa in quei primi anni ’90 nutrissero un sentimento fortemente filo-atlantico? Che dunque – una volta per tutte – volessero premunirsi contro il ritorno di colpi di coda del settantennale avversario russo?

Fu così che dopo Polonia e Repubblica Ceca, alla metà degli anni ’90, altre Nazioni fecero richiesta di accedere all’Alleanza Atlantica, tra cui i tre Stati baltici di Estonia, Lettonia e Lituania. Ma, al contrario della corrente narrazione che dipinge la NATO bramosa di estendersi ad Est, tra le richieste degli Stati europei centrorientali e l’ufficializzazione delle relative adesioni è sempre trascorso un periodo di tempo più o meno lungo a causa dei vari adempimenti istituzionali. Ci vogliono quasi due anni di trattative prima che Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria aderiscano ufficialmente alla NATO. In Ungheria ciò avviene, per esempio, solo dopo un referendum popolare.

Estonia, Lettonia e Lituania vengono accolte nel 2004, dopo quasi 10 anni dalla loro iniziale richiesta e dopo aver superato diverse “prove”…

Più o meno quello che adesso sta accadendo con Svezia e Finlandia, la cui domanda di adesione è per il momento congelata nei corridoi della NATO-burocrazia.

Alla luce di quanto precede, resta da decifrare su cosa si reggerebbe la presunta volontà espansionistica della NATO, che certo ha commesso degli errori, ma forse non nel senso dell’attuale narrativa filo-Putin.

 

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