ALLE ORIGINI DELL’ISLAM: LE BATTAGLIA DI BADR E DI MEDINA

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imagesQY5HSZPU Il primo grande scontro militare di Maometto contro i Meccani si svolse a Badr, presso il Mar Rosso, durante il mese di ramadan (marzo 624). Egli stesso guidava una spedizione di circa 350 guerrieri con l’intenzione di impadronirsi della più grande carovana che i Meccani avessero organizzato in quell’anno. Scrive Bat Ye’or (Il declino della cristianità sotto l’Islam, Lindau, Torino, 2009): “Fu così che una serie di rivelazioni divine, elaborate ad hoc per tali spedizioni, venero a legittimare i diritti dei musulmani sui beni e la vita dei loro nemici pagani, e furono creati versetti coranici finalizzati a santificare di volta in volta il condizionamento psicologico dei combattenti, la logistica e le modalità delle battaglie, la spartizione del bottino e la sorte dei vinti…” (pag. 37).

La carovana riuscì a sfuggire, ma l’esercito meccano corso in suo aiuto, pur essendo più numeroso di quello islamico, fu duramente sconfitto.

Fonti islamiche (hadith) raccontano che in quell’occasione Uqba, uno dei capi degli Hurayš a cui Maometto aveva augurato la morte, supplicò il Profeta di risparmiargli la vita: “…chi si occuperà dei miei bambini?”. “L’inferno” – rispose Maometto – ed ordinò che venisse giustiziato. Così fece anche per Abu Gahl, la testa del quale, una volta decapitato, fu mostrata al Profeta che ne rese grazie ad Allah. I Musulmani erano meno numerosi dei guerrieri della tribù rivale, per cui Maometto affermò che la loro vittoria era dipesa solo da Allah: “Non siete stati voi a ucciderli: li ha uccisi Dio. Non sei stato tu a scagliar frecce quando le hai scagliate: le ha scagliate Dio per provare i credenti con una bella prova da parte sua…” (Corano, VIII, 17). La battaglia di Badr è il primo esempio pratico di jihad e il volere di Allah è di “colpire al collo” i miscredenti e di massacrarli (Corano, XLVII, 4). Così Il Corano – nota Robert Spencer nel suo libro – “…è l’unico tra gli scritti sacri di tutto il mondo che sproni i suoi adepti a muovere guerra agli infedeli”.

In relazione alla battaglia di Badr un intero capitolo del Corano (l’ottavo) è dedicato al “bottino di guerra”, che spetta a Dio e al suo Messaggero, e cioè allo stesso Maometto. Così si stabilizzò la regola che un quinto di ogni preda (ivi compresi gli schiavi) fosse riservato al Profeta (cfr.: “Il declino della Cristianità sotto l’Islam. Dal Jihad alla dhimmitudine”, Lindau, Torino, 2009, pagg. 37-38).

 MAOMETTO CONTRO GLI EBREI A MEDINA

imagesCL5UFP04 I meccani con l’aiuto delle tribù beduine alleate tentarono quindi il tutto per tutto, e con un grosso esercito di circa 10.000 uomini nel marzo del 627 assalirono Yathrib, il cui nome intanto Maometto aveva cambiato in Medina.

Il Profeta spostò la lotta intorno ad alcune colline appena fuori città: lo scontro, passato alla storia come la battaglia del fossato, fu particolarmente duro, ma alla fine la resistenza disperata dei suoi fedelissimi ebbe la meglio sui Meccani. Dopo la vittoria, la comunità ebraica di Medina, accusata da Maometto di tradimento e di connivenza con il nemico, fu completamente eliminata. La tribù giudaica medinese dei Qurayza, l’ultima rimasta in città dopo l’espulsione di tutti gli altri Ebrei (i Qaynuqa e i Nadir), venne sterminata.  A nulla valsero le implorazioni di pietà anche da parte degli stessi Arabi. Gli uomini (oltre 600) furono sgozzati, mentre le donne e i bambini d’un colpo divennero schiavi, e come tali furono venduti.

Ha scritto l’islamista Francesco Gabrieli: “… questo inutile bagno di sangue resta come la più perturbante macchia nella carriera religiosa del Profeta. Non condividiamo le disinvolte spiegazioni di chi se la sbriga sentenziando che l’etica di Maometto non è la nostra (…) E’ anche da quell’episodio che ne conseguì che chi, allora e poi, sparse sangue umano per la causa dell’Islam, non agì affatto contro lo spirito di Maometto, mentre chi lo sparse in nome di Gesù ha sempre agito contro lo spirito di Gesù. Il principio “l’etica di Maometto non è la nostra” può bastare a spiegare l’aspetto guerriero dell’Islam, ma non gli assassini individuali e i massacri di inermi di cui il Profeta si macchiò”. 

 

 

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