BENEDETTO XVI ALL’O.N.U. (L’Ora del Salento, 26 aprile 2008, pag.11)

1116

ph_usapapa3flgs_gr.jpg Il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite contiene una novità, almeno per il modo esplicito con cui è stata posta: la difesa dei diritti umani spetta non solo agli Stati, ma anche alla comunità internazionale.

Lo si è constatato analizzando l’intervento del Papa di venerdì 18 aprile al Palazzo di Vetro, davanti a 3.000 rappresentanti degli Stati del mondo.

Nel 60° anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, il Papa ha voluto ricordarne il valore, che oggi comincia forse ad essere dimenticato e che invece è fondamentale per tutelare la dignità della persona umana in ogni angolo della terra.

Tale responsabilità dunque non spetta solo agli Stati: quando infatti questi non ne siano capaci, o peggio ancora non intendano farlo, diventa compito della comunità internazionale:Se gli Stati non sono in grado di garantire simile protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali. L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale …”.

Dopo aver respinto la stravagante tesi che i diritti umani sarebbero “un fatto interno” dei singoli Stati, il Papa ha quindi ricordato che “… i diritti umani debbono includere il diritto di libertà religiosa … È perciò inconcepibile che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti. I diritti collegati con la religione sono quanto mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l’ideologia secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva. Non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale …

Il Pontefice non ha tralasciato di ricordare che tali diritti sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui