BENEDETTO XVI SCRIVE AI CATTOLICI CINESI (L’Ora del Salento, 7 luglio 2007, pag.11)

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1044086929562.jpg OSSERVATORIO GEO-POLITICO (a cura di Roberto Cavallo)
Secondo le prudenti stime della sala stampa vaticana, in Cina oggi vivono circa 12 milioni di cattolici, un bel salto in avanti rispetto ai tre milioni del 1948, anno che precedette l’ affermarsi definitivo del maoismo. Nonostante 60 anni di persecuzioni, dunque, non solo la Chiesa non è sparita, ma è cresciuta insieme al popolo cinese ed è un’istituzione viva, presente, particolarmente attiva anche nel sociale.

Per fronteggiare dall’interno la comunità cattolica, fin da subito le autorità di Pechino cercarono di seminare zizzania, istituendo la cosiddetta “Chiesa patriottica“, docile ai dettami del Comitato centrale del Partito comunista piuttosto che alla comunione con il Santo Padre. Non a caso la Chiesa patriottica per lunghi anni non ha recepito la svolta rappresentata dal Concilio Vaticano II, rimanendo legata, anche nella liturgia, agli standard pre-conciliari.
Ne sono nate due Chiese parallele: quella patriottica e quella clandestina, quest’ultima aspramente perseguitata e i cui vescovi, in piena comunione con il Papa, sono tutti passati dall’ esperienza del lager e dei campi di rieducazione. Oggi circa il 60% dei vescovi cattolici ha più di 80 anni, segno della difficoltà per la Santa Sede di amministrare con una certa continuità le nomine diocesane, sempre osteggiate duramente dalle autorità di Pechino.
Anche per questo Benedetto XVI alla fine di giugno ha reso pubblica una lettera ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare di Cina. Il documento, datato 27 maggio, non fa menzione della Chiesa patriottica e dei suoi legami con il partito comunista; nè rappresenta un atto di accusa esplicito contro il governo; tuttavia rivendica per la Chiesa la piena libertà di esercitare il proprio ministero, indipendentemente da qualsivoglia interferenza statale.
Pur ricordando che le ordinazioni episcopali non autorizzate da Roma costituiscono di per sè una “dolorosa ferita” e “una grave violazione della disciplina canonica”, con questa lettera Benedetto XVI rilancia, ancora una volta, il fortissimo desiderio di pacificazione e di dialogo costruttivo, innanzitutto fra tutti i cattolici di Cina, e poi fra questi e le autorità.

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