BUON LAVORO, GOVERNO MELONI (di Marco Invernizzi)

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L’Italia ha un governo votato dagli italiani, dopo oltre dieci anni di governi imposti da operazioni tecnocratiche, che in qualche caso erano state ritenute necessarie per difendersi da poteri stranieri e ambigui, in altre circostanze soltanto per evitare le urne, che avrebbero visto la vittoria del centro-destra. Certamente questa è una buona notizia.

Adesso si tratta di verificare se questo governo verrà lasciato libero di operare senza dare spazio a manovre divisive interne e resistendo agli attacchi spesso ad personam del fronte avversario, oltre che alla campagna di odio che l’establishment di sinistra orchestrerà ad ogni livello.

Proprio questa mi sembra sia la prima riflessione da fare. In Italia, come nel resto dei Paesi occidentali, le classi politiche possono essere cambiate dal voto degli elettori. Ci vuole tempo e fatica, si tratta di andare contro tante forze economiche, finanziarie, culturali e politiche che sembrano corazzate invincibili, ma si può fare. È questa, oggi come durante la Guerra fredda, la grande differenza fra i due sistemi politici.

In Occidente si può cercare di cambiare le classi dirigenti; in Cina, Iran e Corea del Nord (e in qualche modo anche in Russia, dove gli oppositori finiscono in carcere, quando va bene) soltanto al prezzo di un bagno di sangue.

Mentre il nuovo governo italiano prestava giuramento, in Cina si concludeva il XX Congresso del Partito comunista cinese, incoronando Xi Jinping “dittatore a vita”, mentre il suo predecessore Hu Jintao veniva costretto con la forza a lasciare l’assemblea.

In Italia è nato un governo conservatore (come ha detto lo stesso Presidente del consiglio, Giorgia Meloni), espressione di una coalizione di centro-destra guidata per la prima volta da un partito di destra, con diversi esponenti che si richiamano esplicitamente ai principi della dottrina sociale della Chiesa. Non è un fatto di poco conto, soprattutto perché esprime l’esistenza di un elettorato che fa riferimento a questi principi, o che comunque non è loro ostile. Un elettorato, quindi, che ha resistito a decenni di pensiero unico e di relativismo aggressivo.

Contro il nuovo governo è già cominciata un’aggressione mediatica che è destinata ad aumentare.

In particolare, il mondo “progressista” teme che vengano messi in discussione i cosiddetti “nuovi diritti”, fra cui l’aborto e l’equivalenza delle famiglie lgbt con la famiglia naturale. È singolare che in tutte le polemiche scoppiate in queste ultime settimane a proposito dell’aborto, nessun sostenitore di questi nuovi diritti abbia mai ricordato il diritto del concepito, quasi fosse “un gatto”, come diceva Adele Faccio per definire un aborto.

Tuttavia non bisogna caricare questo governo di aspettative irrealistiche. Di fronte alla drammatica situazione economica, che investe famiglie e imprese, sarà su questo punto che si giocherà il futuro del governo. Già il riuscire a mostrare all’opinione pubblica l’importanza dell’inverno demografico in cui versa l’Italia e in generale l’Occidente sarebbe un importante risultato, al quale poi fare seguire provvedimenti concreti a favore delle famiglie numerose e della maternità.

Purtroppo il nuovo governo deve già fare i conti con quegli ambienti marginali, ma esistenti, composti da persone “di destra” che non ritengono che il sistema politico possa essere cambiato attraverso un’azione progressiva, e quindi si sono astenute dal votare o hanno scelto i cosiddetti partiti antisistema. Più l’azione del governo sarà incisiva sui principi fondamentali, più questa posizione radicale apparirà ideologica e irrealistica.

Intanto, in questo frangente delicato per il futuro del Paese, la famiglia spirituale di Alleanza Cattolica assicura preghiere e sostegno: buon lavoro, governo Meloni!

Domenica, 23 ottobre 2022

 

 

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