“Il Sacro Concilio, volendo rendere più intensa l’attività apostolica del Popolo di Dio, con viva premura si rivolge ai fedeli laici, dei quali già altrove ha ricordato la parte propria e assolutamente necessaria che essi hanno nel
la missione della Chiesa. L’Apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai venire meno nella Chiesa.
La stessa sacra Scrittura mostra abbondantemente quanto spontanea e fruttuosa fosse tale attività ai primordi della Chiesa”.
Con queste parole inizia il decreto del Concilio Vaticano II sull’apostolato dei laici, decreto datato 18.11.1965 e più conosciuto come “Apostolicam Actuositatem”.
A distanza di oltre 35 anni il laicato cattolico ha articolato sempre meglio la propria azione missionaria all’interno e sotto la guida della gerarchia.
Si è assistito, in particolare, alla fioritura dei “movimenti”, non in contrapposizione ma con funzioni complementari a quelle che le parrocchie svolgono sul territorio. Nelle diocesi italiane sono tante le aggregazioni laicali che operano nel campo dell’assistenza, della cultura, della solidarietà verso le forme nuove e vecchie di povertà. Giovanni Paolo II il 26.11.2000, nel corso della celebrazione Eucaristica per il giubileo dei laici, così si è prronunciato:”…A voi i Padri conciliari hanno affidato, in special modo, la missione di cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio…Oggi più che mai, carissimi, il vostro apostolato è indispensabile perché il Vangelo sia luce, sale e lievito di una nuova umanità”.
In cima alle “cose temporali” vi è anche la politica. Il disinteresse per la politica di tanti cattolici non va bene . Lo disse alla vigilia delle ultime consultazioni elettorali politiche il Cardinale Ruini. Quindi, primo votare.
Ma non basta.
Bisogna saper scorgere nei programmi, anche se a volte la cosa risulta obiettivamente difficile, i valori proposti dalle forze politiche contendenti. Dunque non è vero che l’uno vale l’altro. Il profondo scetticismo che purtroppo serpeggia fra la gente, la sfiducia verso la classe politica in quanto tale non deve e non può spingere alla rassegnazione i cristiani, per i quali fine della politica non può che essere la ricerca del bene comune. In tale prospettiva trova giustificazione l’ asserzione di Paolo VI, secondo cui fra le varie forme di carità quella politica è seconda sola alla diretta trasmissione del Vangelo. Pio XII, a sua volta, ricordava che dalla forma data alla società dipende molto della salvezza delle anime…Giovanni Paolo II nella Christifideles laici dà ampio risalto alla dignità e alla vocazione dei politici…Ma non tutti i politici sono uguali, è inutile negarlo. Non si tratta solo degli stereotipati luoghi comuni che vedono onorevoli e senatori propensi più al proprio interesse personale piuttosto che a quello della collettività. In gioco c’è molto di più. Ci sono appunto i valori; che non sono una cosa talmente astratta da poterli inventare o rivendicare di sana pianta giusto sotto elezioni. In gioco c’è la vita, la dignità della vita nascente e di quella terminale.
In Italia, dunque, significa che è ormai tempo di mettere mano alla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e contemporaneamente scongiurare, in modo palese, tentazioni volte alla legalizzazione del suicidio…(senza casi pietosi che tengano!). In gioco c’è la sorte degli attuali 30.000 embrioni congelati, veri cittadini italiani, che attendono di conoscere il loro destino in quello che è oramai noto come il Far West della bioetica.
In gioco c’è il ruolo della famiglia, svuotata da una martellante propaganda relativista, che esalta ogni “diversità” in quanto tale.
In gioco ci sono gli istituti e le scuole private, non solo quelli cattolici!, che hanno tutto il diritto a veder riconosciuta la loro richiesta di parità.
Roberto Cavallo