CHE COSA VIENE DOPO

693

L’incalzante accavallarsi degli avvenimenti rende difficile la possibilità di fare previsioni capaci di resistere alla prova dei fatti.

Ciò non impedisce, tuttavia, di provare ad individuare delle linee di tendenza che, giorno dopo giorno, sembrano rafforzarsi nell’infuocato scenario mediorientale.

Una prima linea di tendenza è quella che la giornalista Fiamma Nirenstein da diversi giorni sta individuando dalle colonne del  “Giornale” e che dice relazione al ruolo sempre più “ingombrante” dell’Iran.

Due moderne navi da guerra iraniane hanno diretto verso Tartus, un porto siriano, nel Mediterraneo. La Nirenstein sottolinea la novità dell’evento, che non si verificava dal 1979: non solo l’Arabia Saudita ma anche l’Egitto post-Mubarak per la prima volta ha concesso alle navi da guerra dell’Iran sciita di oltrepassare il Mar Rosso e il canale di Suez. Secondo la Nirenstein – ma il giudizio mi sembra ampiamente condivisibile – siamo di fronte al riconoscimento dell’Iran com e autor evole e indiscussa potenza regionale. Le navi iraniane nel Mediterraneo più che costituire una minaccia per Israele (che pure è legittimamente preoccupato) possono rappresentare una dimostrazione di potenza (show the flag) nei confronti di un Libano sempre più nelle mani degli Sciiti di Hezbollah. Così l’Iran potrebbe rifornire i propri alleati di Beirut non solo via terra – attraverso la Siria -, ma direttamente dal mare tramite la propria flotta: un’assoluta novità strategica.

Secondo elemento d’interesse è rappresentato dal ruolo di rilievo assunto ovunque dai Fratelli Musulmani: sia in Egitto che in Tunisia i militari, i soli ormai a poter garantire l’ordine costituito, intendono assecondare le aspettative dei Fratelli Musulmani, probabili protagonisti (se non vincitori) delle prossime elezioni.

In tale prospettiva è estremamente significativo il rientro in Egitto del potentissimo sceicco 75enne Yusuf Al Qaradawi, che il 18 febbraio ha parlato ad un’immensa folla radunata in Piazza Tahrir, simbolo della rivoluzione dei blogger. Yusuf Al Qaradawi è predicatore televisivo e punto di riferimento dei Fratelli Musulmani. La sua autorità è grande. Durante un’intervista ad Al Jazeera, dai cui microfoni parla abitualmente, ha attaccato Gheddafi, auspicandone la fine al pari dell’egiziano Mubarak e al tunisino Ben Alì.

Sembra che il suo accorato appello – condiviso dagli ayatollah di Teheran – abbia prodotto conseguenze pratiche: secondo alcune note emittenti arabe, truppe egiziane non sarebbero estranee all’insurrezione in Cirenaica, dove non soltanto i Fratelli Musulmani ma anche elementi radicali vicini ad Al Qaeda sarebbero interessati a costruirvi un nuovo emirato arabo. Tale prospettiva è ormai ipotizzata da più parti. Quella dell’emirato è una soluzione in parte già vista in Somalia, dove la disintegrazione dello Stato ha lasciato posto a signorie islamiche locali di vario tipo.

Dunque, per ricapitolare, a vincere in Medio Oriente è comunque il radicalismo: tanto quello sciita di Teheran-Hezbollah che quello sunnita dei Fratelli Musulmani.

Ma in tutto questo quadro manca un attore non secondario: Al Qaeda.

A tal proposito non è superfluo ricordare qual era – e qual è – l’obiettivo di Al Qaeda: la ricostruzione del califfato universale attraverso l’abbattimento dei governi musulmani considerati corrotti (perché alleati dell’Occidente), fossero essi di tendenza democratica (Iraq, Pakistan, Indonesia) o autoritaria (Egitto, Libia, Arabia Saudita, Algeria). D’altronde il concetto di Stato come lo intendiamo noi occidentali è estraneo alla cultura musulmana, che conosce invece l’Umma, la comunità indivisa dei Musulmani senza confini segnati a tavolino. E senza dimenticare che al vertice dell’Umma vi è proprio il califfato, il grande sogno di Al Qaeda.

Autorevoli commentatori sottolineano la “spontaneità” delle rivolte, che in effetti sembra incontestabile; ma gestire la “spontaneità” è un’altra cosa e può farlo solo chi ha idee chiare e una potente organizzazione alle spalle.

Anche se l’allarme – sicuramente strumentale – giunge dallo stesso Gheddafi, forse l’Occidente non farebbe male a chiedersi che cosa stia facendo e che cosa stia progettando Al Qaeda in questo momento.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui