CINQUE IN CONDOTTA (recensione a cura di David Taglieri)

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L’ultimo libro della Bibbi a? La ‘pocalisse; e Tiepolo?…il fratello di Mammolo. Per non parlare poi dell’Infinito di Leopardi: leopardare,  strafalcione adottato a battuta in vari celebri film, repertorio ad imitazione che torna sempre buono, quando è carente la comicità spontanea.

Ci sono dei casi in cui la realtà supera di gran lunga l’immaginazione e Mario Giordano ce lo dimostra documentando ed argomentando le condizioni attuali della scuola in Italia, con il suo “5 in condotta“, inchiesta edita da Mondadori, (2009, pagg.215).

L’Ocse ci mette ultimi nella classifica sulla preparazione degli studenti, dato sconfortante dal momento che la Penisola rappresenta uno scrigno di tesori da preservare e memorie preziose da non dimenticare, in tema di arte, storia, civiltà, geografia.

Eppure le lacune sono gravissime e le promozioni fra gli studenti fioccano senza tanti problemi o scrupoli, per esempio attraverso l’abolizione dell’esame di riparazione. Metodi che non contribuiranno a formare certo la classe dirigiente del domani.

La nuova scuola artefice e allo stesso tempo vittima dei dettami sessantotardi ha cancellato il vecchio nozionismo liquidato come inutile e fastidioso, per far posto ad una creatività pragmatica, che poi tanto pratica non è, visto che sostituisce il gioco allo studio e non si insegnano più le differenze sacrosante fra diritti e doveri.

La creatività da bisca di alcuni studenti è spesso tollerata se non as secondata dagli insegnanti. All’ Istituto Einaudi di Reggio Emilia, i fenomeni eredi del titolare scolastico hanno prodotto “Imbuplex Oil”, uno speciale contenitore che dovrebbe mettere al riparo l’olfatto dall’odore di frittura della cucina; gli stessi presidi talvolta decretano di sacrificare ore preziose da dedicare a Dante, alla cappella sistina o all’algebra, per incoraggiare attività manuali, sociali, di inventiva, frutto di nuove teorie sociali molto in voga negli ambienti progressisti e nei salotti politically correct.

Docenti e Discenti alleati contro il vecchio sapere confezionato…un bazar, dove la Divina Commedia rientra al massimo nel periodo di ricreazione.

Non si vuole condannare il corso di cucina, l’appredimento meccanico o la scoperta di nuovi giochi, ma li si vorrebbero incasellare fra le attività complementari, quelle che un tempo si caratterizzavano nella dicitura “doposcuola”, e adesso sono invece menzionate fra le attività fondamentali. C’è poi dell’incredibile: alcuni licei romani, nell’ambito della formazione cinematografica, hanno lanciato iniziative in tema di corti, leggeri e a confine con l’erotico, fino a scadere nel porno: in certi istituti l’educazione sessuale – già discutibile nei tempi e nei modi- avviene con l’accettazione e nell’idiologia (per adoperare un neologismo di chiara marca freudiana) sessantotina.

A Rivalta di Torino il Comune chiama in cattedra una rom, perchè deve educare i bambini alla cultura gitana: c’è ne è gran bisogno dato che non conosciamo nemmeno quella nostra, cattolica e nazionale! Per non parlare dei corsi alla pace: nel 2007 solo la Regio ne Liguria ne ha finanziati ben 14.

Ci muoviamo nella geografia italiana con il grillo parlante Giordano e ci accorgiamo che a Bari tengono lezioni di massoneria, mentre a Genova insegnano a perdere tempo, avete capito bene: perdere tempo.

Una spruzzata di macho-femminismo non ci sta male, e così scopriamo che nel capoluogo piemontese hanno istituito un corso di faccende domestiche per maschi; non al liceo, sia chiaro, il che non desterebbe gran scandalo, ma alle elementari; altro che fast food, qui si tratta di fast school.

Nel giugno 2008 quando il Ministro Brunetta mette on line i dati relativi alle consulenze della stessa P.A., si apprende che per insegnare massaggi giapponesi, o hockey su prato, in un solo anno sono stati spesi 56 milioni di euro. In alcune scuole vengono proiettati filmati per mostrare gli effetti benefici della cannabis, con l’imperativo di promuovere la cultura della spinello, che addirittura –  in base alle strampalate teorie di alcuni professoroni con master nelle piazze di tutta Italia -, formano le generazioni e avvicinano le persone.

Dirigismo ideologico, dice Giorgio Israel, è il risultato della cultura che delega tutto dalla Famiglia allo Stato. A Palermo uno pseudo maestro ha sostituito la matematica con la reincarnazione, la geografia con l’esoterismo: insomma tanti progetti costosi senza utilità effettiva che fanno perdere di vista le funzioni fondamentali.

I risutati? Un esempio: una ricerca della Bocconi dimostra che il 38 per cento dei ragazzi non sa ut ilizzare il congiuntivo.

Tutto sommato sono le tendenze e la mentalità che determinano questo stato di cose: i ragazzi non stimolati pensano solo ad annoiarsi, molti genitori non hanno voglia di seguirli mentre i professori vanno a scuola per divertirsi. Si parla allora di analfabetismo funzionale.

E poi c’è il caso del Prof. “Smalto e Rossetto”, che dovrebbe insegnare filosofia a Taranto, ma ogni anno nel mese di settembre sparisce perché direttore di ben 5 profumerie; il caso di 9 maestre per una classe di 12 bambini o le 547 telefonate per contattare un supplente (ma si presenta solo il cinquecentoquarantottesimo).

Il viaggio prosegue nel dialogo fra le religioni, un confronto che parte con tante buone motivazioni, ma allo stato dei fatti vorrebbe cancellare il Cristianesimo, imporre la cultura islamica con una spruzzatina finale di laicismo, che non ci sta mai male.

Il piatto è servito soprattutto a Natale quando il presepe viene sostituito dalla festa del villaggio globale, con la rappresentazione delle stelline anonime e la nascita, il 25, di un marziano, di un extraterrestre, o di un personaggio inventato dai “prof” più curiosi e pieni di inventiva, mentre l’unico dato importante è cancellare la vita di Cristo, che secondo sociologi dell’infanzia, genitori alquanto “profondi”, dirigenti scolastici, offenderebbe bimbi rom, islamici o provenienti da famiglie atee.

Riflette Giordano: la conoscenza di una religione che ha così fortemente permeato il tessuto italiano, che male può provocare nella mentalità di innocenti anime ? Anzi, in un’ottica di dialogo un crocifisso o una grotta con Maria e Giuseppe può solo significare arricchimento religioso e antropologico.

In una scuola a forte componente islamica il gesto eroico concordato dai professori di rimuovere il Presepe è stato mal digerito dagli stessi presunti beneficiari dell’iniziativa, i quali hanno richiesto di ritirare la geniale trovata.

Alla fine del libro si parla anche della fetta buona di Professori e alunni che compiono il loro lavoro con abnegazione e sacrificio, molto spesso messi in minoranza da chi fa rumore e dai bulli, ai quali vengono dedicati vari episodi ed anedotti da far rabbrividire perfino uno dei personaggi interpretati da Alvaro Vitali.

Un tempo, ricevendo una nota dal professore, il padre prendeva a sganassoni il figlio; ora le ire le ricevono gli stessi professori: da qui un clima che spesso è di paura ed omertà.

Insomma,  sarebbe il caso di tornare al sacrosanto “5 in condotta“.

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