CIPRO: NELLA ZONA OCCUPATA DAI TURCHI LA DISTRUZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE

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Una delle tante chiese di origine medievale ridotta a ruderi nella Cipro turca. Molte sono state trasformate in moschee

Dal recente libro “Un Papa a Cipro” (George Poulides, Edizioni Paoline, 2012, pagg. 231) pubblichiamo un estratto (pagg. 209-212) relativo alla distruzione del patrimonio artistico religioso nella zona nord-orientale di Cipro, occupata militarmente dalla Turchia nel 1974:

“I crimini contro il patrimonio dell’umanità sono crimini contro l’umanità stessa. Perché violare la memoria di un popolo significa distruggerne le radici e con esse l’identità, annientarne il passato e ancor peggio, se possibile, condizionarne il futuro. Il patrimonio culturale di Cipro risale a undicimila anni fa. Il regime di occupazione, nell’arco di pochi decenni, si è purtroppo speso nella distruzione e nell’abbandono di tesori inestimabili. E il mondo assiste con inaccettabile silenzio. La vendita illegale di oltre ventimila icone, finite nel mercato nero del collezionismo internazionale, di arredi sacri e tesori archeologici provenienti da scavi clandestini, ne sono triste esempio.

A ciò si aggiunga la trasformazione di 125 chiese in altrettante moschee…ci si potrebbe porre la domanda del perché la Turchia, stato laico, avverta l’esigenza di un così elevato numero di luoghi di culto in un territorio di pochi chilometri. Ma la ferita che il popolo cipriota non riesce a rimarginare conta altri numeri. Centinaia di monasteri saccheggiati, almeno 25 cimiteri profanati, 67 chiese trasformate in stalle e fienili, altre 57 in alberghi o centri culturali e musei privati, 17 in ostelli, ristoranti o depositi militari, 229 saccheggiate e dissacrate e, infine, 25 distrutte. Al di là dell’occupazione politica sembra di assistere a una colonizzazione religiosa che, attraverso furti e distruzioni, tenta una scristianizzazione dell’isola per privarla della sua storia, della sua arte e della sua cultura. Nessuna conquista, nessun interesse di dominio può giustificare tanta barbarie. E il mondo assiste con inaccettabile silenzio…Tutti gli sforzi operati negli anni dalle autorità dell’Unesco per porre un freno alla distruzione del patrimonio artistico nella zona occupata, si sono rivelati vani. Rapporti dettagliati sulla condizione dei monumenti nella parte occupata non sono mai stati pubblicati per il divieto turco. L’invio di un team internazionale di osservatori dell’Unesco non ebbe luogo perché impedito dalle autorità militari turche. Numerose convenzioni internazionali, accordi e protocolli condannano il ruolo delle forze di occupazione per la sottrazione e il commercio illecito del patrimonio culturale di Cipro. Condanne che la Turchia, in quanto forza di occupazione, continua ad ignorare. Certamente, di fronte al sacrificio di tante vite umane e alla sofferenza delle migliaia di greco-ciprioti deportati, la preoccupazione per la sorte delle opere d’arte potrebbe apparire non solo secondaria, ma addirittura inopportuna. Non credo sia così perché, delittuosa, essa aggiunge offesa all’offesa. Cipro nel mito è isola di Afrodite. Dea della bellezza. E come ha affermato Benedetto XVI a Barcellona: ‘La bellezza è la grande necessità dell’uomo, la radice della nostra pace e della nostra speranza’…”

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