CLASSE DOMINANTE: ANCHE A SANREMO (di David Taglieri)

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Nella giuria radical chic di Sanremo mancavano solo loro due…

In questi giorni sulla pagina culturale de il Giornale Alessandro Gnocchi ha rammentato il personaggio singolare, controverso, originale e brillante di Oriana Fallaci. L’autore del pezzo sostiene che i critici ed il mondo della letteratura e della saggistica si siano concentrati sul termine rabbia, non approfondendo però il concetto di orgoglio nell’analisi dell’omonimo libro.

Roberto Chiarini sulla sezione culturale de il Giornale del 5 febbraio descrive gli obiettivi principali dell’ultimo tomo di Giampaolo Pansa, edito da Rizzoli: “Quel fascista di Pansa”, ripercorrendo le polemiche e le critiche al vetriolo espresse in questi anni contro di lui dai progressisti e dai democratici.

Sempre sul Giornale, il 6 febbraio Luigi Mascheroni si occupa del Salone del libro francese sovranista, laddove il patriottismo rappresenta un valore trasversale alle forze e ai movimenti politici, tanto da bandire l’inglese. Corsivo tutto da leggere…

E veniamo a Sanremo, di cui ancora si continua a discutere. In questi giorni sui vari quotidiani, sul suo blog e sui social il cantautore genovese Francesco Baccini ha ribadito la mancanza di serietà e di correttezza della kermesse sanremese, all’interno della quale si fa politica, non si premia il merito, si mette in atto la soddisfazione dell’interesse delle case discografiche dominanti. Baccini non è mai stato di destra, ma si è sempre rifiutato di farsi strumentalizzare dalla classe dominante radical-chic. Però in questa Italia chi tiene la schiena dritta subisce ingiustizie: personaggi dello spettacolo, pur vicini alla sinistra, come ad esempio Edo Bennato, hanno pagato lo scotto per non aver sbandierato slogan politici e banalità del momento. Lo stesso Baccini ricorda sempre che l’artista suona per il pubblico, un collettivo vasto che merita rispetto, e che l’arte deve essere libera e orientata alla ricerca.

Intanto, dopo l’esito “multiculturalista” del festival, il Codacons annuncia un ricorso contro il televoto organizzato dalla RAI, mentre vari artisti – Ultimo in primis – criticano la RAI.

Si registra un sacrosanto risentimento per la vittoria di Mahmood e per il secondo posto di Ultimo. Il rapper proveniente dalla periferia di Milano si è ritrovato primo in classifica grazie al giudizio della stampa e della giuria d’onore. Il pubblico con il televoto – costo aggiuntivo rispetto ad un già insopportabile canone! – aveva invece decretato la vittoria di Ultimo. Come dire che l’élite dei benpensanti e degli illuminati, fra i quali non poteva mancare il professorino Severgnini, noto conoscitore di musica (sic), ha ribaltato il voto. Una prassi che ai tecnocrati e agli intellettuali snob garba anche a livello politico: prima il voto e poi l’inevitabile intervento dei poteri forti.

Sui contenuti del pezzo vittorioso sarebbe meglio stendere un velo pietoso. Non si tratta di criticare le qualità canore del giovane Mahmood, ma sta di fatto che il suo personaggio per certi giornalisti e per i giurati è diventato l’icona del multiculturalismo, dunque da premiare a prescindere. 

Maurizio Caverzan, su la Verità, evidenzia come nella giuria di qualità, oltre al nome competente di Mauro Pagani, c’erano Serena Dandini, Ferzan Oxpetek e il sopracitato, l’immancabile Beppe Severgnini. All’appello mancavano solo Fabio Fazio e la Littizzetto, che pare sia un’entusiasta di Mahmood…

Il Codacons, come dicevamo, ha deposto un formale esposto all’Autorità per la concorrenza. Come scrive Luca Romano su il Giornale.it dell’11 febbraio, la RAI rischia una sanzione pecuniaria da 5 milioni di euro. In proposito vi consigliamo gli editoriali di Marcello Veneziani e Mario Giordano su la Verità del giorno 11 febbraio.

 

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