COME SOPRAVVIVERE AL POLITICAMENTE CORRETTO (recensione a cura di David Taglieri)

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downloadLuigi Mascheroni è editorialista de il Giornale, attento osservatore dei fenomeni sociali, delle tendenze vecchie e nuove, della comunicazione a tutto tondo; è professore di teoria e tecnica dell’informazione culturale all’Università Cattolica di Milano.

In “Come sopravvivere al politicamente corretto” (Edizioni Fuori dal coro, il Giornale) intercetta bene un virus che oramai attanaglia non solo la nostra Nazione ma detta l’agenda politica dell’Europa (oramai quasi mostro tecnocratico sinonimo di politicamente e burocraticamente corretto) e del mondo.

Il lato buffo è l’ironia con la quale Mascheroni stigmatizza il linguaggio comune, che vive nella fobia di poter offendere sempre qualcuno; l’ottica non è bonaria ma buonista; l’ansia di offendere sorge dalla volontà di apparire moderni, ipocritamente affabili, visionari di un mondo moderno capace di annichilire tutte le differenze.

Paradosso: tutti coloro che promuovono l’accettazione di ogni tipo di diversità la vorrebbero in realtà omologare all’unicità globale, laddove le specificità e le tradizioni non contribuiscono al rafforzamento del Pensiero debole. Bisogna, per i professori del salotto laicista, pensare, agire, comportarsi nella stessa maniera, e guai a chi dissente. Quest’ultimo rischia di essere relegato nell’angolo, osservato con livore, triste commiserazione e acrimonia.

Il problema nasce già nella scuola, dove si strutturano determinate categorie politiche, estetiche (si fa per dire, perché si esalta il non-bello, mentre tutto ciò che fa parte della tradizione cristiana e greco-romana viene depennato).

I riferimenti ideali vanno neutralizzati, perché i riferimenti semplicemente non esistono più.

Buon senso e logica sono considerati qualcosa di vetusto e poco adatto alle necessità di una società che è votata oramai alla religione laica, dove i totem sono il multiculturalismo (tranne poi esercitare un violento razzismo etico-antropologico verso chi fuoriesce dai binari delle mode correnti), il gender, l’ultra femminismo che condanna sempre e comunque tutto quel che è riconducibile alla parola maschile, dipingendo gli uomini come stupidi o violenti.

L’utilizzazione della parola  diversamente deve essere incrementata per annientare il termine relativo, indicato come medievale.

Il mondo della comunicazione, le fiction e i social network propongono un universo dorato dove il paradiso è il villaggio globale formato da famiglie eterosessuali scontente e violente, da nuove famiglie ottimiste e saggie, immigrati quali vere risorse della società, e la donna sempre molto più intelligente dell’uomo. Tutte situazioni ipotizzabili, ma in una visione manichea tutto quello che viene dal mondo progressista è l’ideale, mentre la famiglia tradizionale nasconde sempre qualcosa di oscuro… Così la Tradizione è condannata sic et sempliciter.

Mascheroni auspicherebbe una società di sostanza, con la giusta forma, ma lontana dai formalismi; in questa prospettiva ci svela che davvero è il politicamente corretto con il suo cocktail micidiale di luoghi comuni a discriminare chi contrasta le mode correnti, e le stesse persone che vorrebbe difendere dall’offesa. Soprattutto serve un giusto comportamento, non l’apparenza di una correttezza fatta di sorrisi falsamente accondiscendenti.

Perché in questo settore per una volta sarebbe bene omologare: siamo tutti persone, al di là delle scelte, della razza e della religione, e nell’affermarlo non si offende proprio nessuno.

Un urlo fuori dal coro nel grande salotto globale del politicamente corretto; un urlo che va ascoltato e sul quale bisogna ragionare con logica e buon senso, e soprattutto con il sussidio del laicissimo principio di realtà.

 

 

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