CROCIATE: LE VERE RAGIONI

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RODNEY STARK: ECCO LE VERE RAGIONI DELLE CROCIATE

 

“Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate” (Lindau, Torino, 2010, pagg. 363) è l’avvincente libro con cui Rodney Stark, scrittore fecondo nonché sociologo delle religioni di fama internazionale e docente di Scienze sociali presso la Baylor University  in Texas, si cimenta su un tema spesso citato a sproposito: le crociate.

Stark, pur non essendo cattolico, per le Edizioni Lindau ha pubblicato straordinarie opere di apologetica, sfatando – con una prosa diretta ed avvincente – miti e luoghi comuni: “La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza”; “La scoperta di Dio. L’origine delle grandi religioni e l’evoluzione della fede”; “Un unico vero Dio. Le conseguenze storiche del monoteismo”; “La città di Dio. Come il cristianesimo ha conquistato l’impero romano” sono alcuni dei titoli con cui Rodney Stark interpreta il percorso della civiltà occidentale come un originale derivato della cristianità.

Sulla questione delle crociate l’opinione corrente (erede del pensiero illuminista anticlericale) è solito ripetere che un mondo cristiano imperialista ed espansionista devastò, saccheggiò e colonizzò l’Islam pacifico e toll erante.

In questo suo libro – “Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate” – Stark dimostra, invece, che i crociati erano ben lontani da ogni intento di colonizzazione, perché loro obiettivo era piuttosto reagire ai sanguinosi tentativi musulmani di espandersi in Occidente. D’altronde al tempo delle crociate Roma e Costantinopoli, le grandi capitali della cristianità, erano già state violentemente aggredite dai seguaci di Maometto, che nel 732, dopo aver travolto la penisola iberica, erano arrivati quasi alle porte di Parigi.

Altro scopo consisteva nel desiderio di aiutare le comunità cristiane del Medio Oriente vessate da un Islam – scrive Stark – ben poco tollerante! A dimostrazione di ciò l’Autore riporta, tra i tanti dati altamente significativi, l’accorato grido di aiuto rivolto all’Occidente dall’imperatore bizantino  Alessio Comneno. A Cristiani ed Ebrei era proibito pregare o leggere le Sacre Scritture a voce alta – neppure tra le mura domestiche, in chiesa o in sinagoga – per il timore che un musulmano potesse sentirli. Era proibito andare a cavallo ed era imposta una pesante tassa di capitolazione.

In fin dei conti lo scenario di partenza, con i Cristiani in grande sofferenza, non era tanto dissimile da quello dei nostri giorni, con l’unica differenza che allora i Cristiani del Medio Oriente erano percentualmente molto più numerosi di oggi e, in talune regioni, addirittura maggioranza: “Ancora nel XIII secolo, segmenti notevoli delle popolazioni soggette all’impero islamico all’esterno dei confini dell’Arabia (dove non erano ammessi infedeli) professavano la fede cristiana o quella ebraica.” (pag. 47). E infatti la conversione all’Islam dei popoli conquistati con le armi non era cosa per nulla facile e automatica. E’ stato calcolato che mediamente ci vollero almeno 250 anni per convertire all’Islam il 50% della popolazione nelle cinque macroregioni aggredite fin da subito dai generali musulmani: P ersia, Siria, Egitto, Nord Africa e Spagna. In molti casi, inoltre, le conversioni erano più fittizie che reali, in quanto, come nel caso dei berberi nord-africani, assumevano il carattere del trattato di alleanza.

Né tanto meno può dirsi – afferma l’Autore – che le crociate furono organizzate e condotte da rampolli nobili “in eccesso”, bensì dai capi di grandi famiglie aristocratiche, pienamente consapevoli del fatto che “…i costi di quell’impresa militare avrebbero superato di gran lunga le ricompense materiali alquanto modeste che potevano attendersi… Inoltre, i regni crociati che essi vi crearono, e che sopravvissero per quasi due secoli, non furono affatto colonie sostenute dai tributi estorti alla popolazione locale; anzi richiesero immensi sussidi da parte dell’Europa.” (pag. 13). 

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