DAL BRASILE DI LULA ALLA SPAGNA DI ZAPATERO (L’Ora del Salento, 20 novembre 2010, pag. 11)

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Lula-Zapatero-15-05-2008Nella rubrica della scorsa settimana, affrontando la tematica dell’impegno dei cattolici brasiliani a difesa della vita nascente, abbiamo riferito del progetto legislativo di liberalizzazione dell’aborto volontario promosso dalla neo-Presidente Signora Dilma Rousseff e dal Partito dei Lavoratori di Luis Inacio da Silva, detto Lula.

Va detto che attualmente l’aborto è permesso negli ospedali del Brasile esclusivamente in presenza di una delle seguenti condizioni:

a) nel caso di gravidanza seguita a violenza carnale (stupro); 

b) nel caso di concreto rischio di morte per la madre, qualora proseguisse la gravidanza;

c) nel caso di feti anencefalici (affetti da malformazione congenita mortale).

Fuori da questi pochi casi (l’ultimo peraltro è stato introdotto solo recentemente dalla magistratura) non c’è alcuna possibilità di abortire legalmente. Il dibattito dei mesi scorsi (con vari progetti di legge di stampo-femminista presentati dal partito di Lula) è dunque relativo alla possibilità di estendere queste condizioni, ritenute troppo restrittive e limitanti la libertà della donna. Ecco spiegata l’importanza della battaglia della Chiesa: tutelare uno stato di diritto che consente ai bimbi – forse ancora per poco – di n on essere straziati nel sen o delle madri, spesso per motivi futili o comunque diversamente superabili.

Ma dal Brasile di Lula alla Spagna di Zapatero il passo è breve: così nei Paesi di antica tradizione cattolica oggi a guida socialista, è quasi gara a chi è più “laicista”. E’ di questi giorni, infatti, la notizia (“Avvenire”, 10 novembre 2010, pag. 21) secondo cui il tribunale superiore dell’Estremadura, su richiesta del padre di due allievi, ha ordinato la rimozione dei crocifissi da due aule della scuola pubblica “Ortega y Gasset” di Almendalejo. E’ la seconda sentenza di questo tipo emessa da un tribunale, anche se nel 2008 i socialisti del premier Zapatero avevano detto che la questione dei crocifissi nelle scuole pubbliche sarebbe stata regolamentata da una nuova legge sulla libertà religiosa e non lasciata all’arbitrio dei magistrati. Così non è stato. Il governo spagnolo si è anche fatto promotore di una maggiore estensione dell’ interruzione volontaria della gravidanza e della legalizzazione del matrimonio omosessuale.

Per tutti questi motivi Benedetto XVI, nella sua recente visita in Spagna, ha indicato la necessità di superare il corto circuito fra fede e il “laicismo aggressivo”, che in questi ultimi anni si è nuovamente manifestato, dopo l’anticlericalismo degli anni ’30 che insanguinò la Chiesa iberica.

Il Papa ha definito «una tragedia» il fatto che in Spagna e in Europa ci sia stato e ci sia chi a piene mani «diffonde la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà».

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