OSSERVATORIO GEO-POLITICO
Il Papa nel corso del tradizionale incontro di inizio anno con i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso il Vaticano ha auspicato che la moratoria Onu sulla pena di morte possa stimolare il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita.
I dati riguardano il bilancio del 2006. Scorrendo il rapporto si scopre che dei 389,3 milioni di dollari ricevuti dai 180 Paesi finanziatori, ben 148,1 milioni sono stati destinati a politiche che riguardano i “diritti riproduttivi”, che nel sibillino linguaggio ONU significano campagne volte a promuovere “aborto” e “contraccezione”, specialmente nei paesi del Terzo Mondo.
Di contro, appena 50,9 milioni di dollari (un terzo circa) sono stati impiegati per favorire politiche di autentico sviluppo dell’economia.
Proprio a causa di tale marcato atteggiamento abortista ed anti-life gli Stati Uniti si sono tirati fuori dal programma, rifiutandosi di finanziare strategie di pianificazione delle nascite tramite aborto e sistemi di contraccezione di massa. L’UNFPA per esempio ha appoggiato le campagne di aborto forzato pianificate in Cina dal regime comunista, finalizzate alla politica del “figlio unico”. In particolare le bambine sono state oggetto di tale assurda pianificazione familiare. Qualche anno fa Amartya Sen, premio nobel per l’economia, denunciava: “Sessanta milioni di bambine sono state cancellate in seguito ad infanticidi o aborti selettivi di feti femmine, resi possibili dai progressi tecnologici”.
In quest’opera nefasta, che qualcuno ha definito “il massacro di Eva, prima che nasca”, l’ONU e le sue agenzie non sono esenti da responsabilità: “Un messaggio esplicito:” – chiosa Avvenire nello speciale di domenica 6 gennaio 2007 a pag.9 – “è più importante appoggiare le politiche anti-nataliste che non quelle incentrate sul miglioramento del benessere della gente”.