DARFUR : IL CALVARIO DEGLI SFOLLATI, DAL SUDAN AL CIAD (L’Ora del Salento, 22 dicembre 2007, pag.11)

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keyimg20070715_8025241_0.jpg OSSERVATORIO GEO-POLITICO (a cura di Roberto Cavallo)

Nonostante le molte promesse di disarmo unilaterale fatte dal governo sudanese alla comunità internazionale, continua la tragedia umanitaria nella provincia occidentale del Darfur, a ridosso del confine con il Ciad. Qui, in territorio ciadiano, lungo i 500 km di frontiera, l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati gestisce una quindicina di campi profughi, per un totale di circa 250.000 persone che sopravvivono con quel po’ di aiuti che riescono ad arriv are in questo lembo di terra arida. Ma neppure in Ciad gli sfollati del Darfur si sentono completamente al sicuro, perché come conferma “Avvenire” (venerdì 14 dicembre 2007, pag. 3) “…nel 2006 ai profughi stranieri si sono aggiunti gli sfollati dello stesso Ciad, cacciati dai villaggi di confine dalle scorribande dei janjaweed, i famigerati “diavoli a cavallo” arabi al soldo del governo sudanese che fanno terra bruciata in Darfur e ora sconfinano in Ciad, mimetizzandosi tra i ribelli locali”.

Dunque la destabilizzazione della regione sta allargandosi a macchia d’olio. Il presidente ciadiano Idris Deby accusa il Sudan di finanziare le milizie dei suoi oppositori; il presidente sudanese Omar el Bashir imputa al Ciad di fomentare il caos nelle province di confine.

Così mentre in Darfur si attende, per l’inizio del 2008, il dispiegamento della forza multinazionale promessa da ONU e Unione Africana (ma il Presidente della Commissione dell’Unione Africana lamenta la mancanza di elicotteri), in Ciad dovrà operare a breve una missione ONU-UE di interposizione tra le forze governative e i vari gruppi ribelli, legati ai clan tribali. Il Ciad è un Paese estremamente povero: da quattro anni è iniziata l’estrazione del petrolio nella regione sud-occidentale, ma come spesso accade tale attività non ha migliorato di molto il tenore di vita dei villaggi. Anzi la superficie coltivabile si è progressivamente ridotta a favore dei campi petroliferi e delle pipeline.

In Ciad i cattolici costituiscono il 20% della popolazione, che ammonta a quasi 10 milioni di abitanti su un paese grande 4 volte l’Italia. Il 53% è costituito da musulmani.

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