DI PADRE IN FIGLIO. ELOGIO DELLA TRADIZIONE (di David Taglieri)

912

Quali sono i pericoli di un progressismo incapace di autodominarsi?

Quali le coordinate di una società sempre più stretta fra le dinamiche della tecnica e del mercato?

Come individuare un rimedio preciso per costruire una felicità che viene da dentro e non è imposta da fuori?

Sono tutti interrogativi che ci legano a quel filo invisibile che è la Tradizione, che parte dal Padre – sia esso il Padre Assoluto o gli dei, secondo le ricerche pagane -, si congiunge al padre terreno e diviene bagaglio di testimonianza ed acquisizioni da trasmettere al figlio, quel figlio che un giorno sarà padre di altri figli.

Desideri, aspettative, volontà di conservazione nel sapersi contestualizzare all’interno di un sano sviluppo, che  sia incentrato su valori e sul saper dosare la modernità: questa potrebbe essere la giusta soluzione.

Di Padre in Figlio. Elogio della Tradizione, di Marcello Veneziani (Edizioni Laterza, 2002, pagg. 214) ci insegna – partendo da tali premesse – che si può costruire futuro, senza astrazioni ed in reale connessione con il presente vissuto, solo recuperando il passato, che non è museo o galleria di oggetti antichi, ma la selezione dei fatti, dei principi, dei postulati che hanno fatto la storia.

Per l’Europa e per l’Italia Tradizione è la cultura cristiana e prima ancora quella precristiana, tutta grecoromana; un viaggio scandito dai continui dialoghi fra Verità e Libertà, attraverso il canale della Tradizione. Oggi siamo quello che i bisnonni crearono nel sacrificio e nell’abnegazione, oggi la sfida è raccogliere quel che è stato seminato, cancellando la scontentezza che è figlia dell’immediatezza, della non scelta fra tante combinazioni possibili che non soddisfano più il genere umano.

Una navigazione mentale con le lezioni del “maestro” Augusto del Noce, con le teorie di Ortega y Gasset, la filosofia hungeriana,  gli insegnamenti di Papa Ratzinger, “il Papa necessario” – a detta di Veneziani -, provvidenziale, uomo giusto al momento giusto, colui che con la logica, la fede, il pensiero e la razionalità, può guidare la battaglia contro il Nichilismo.

La Barbarie di ritorno non è immigrazione, ma la volontà di cancellare identità e provenienza, quel filo lungo come la saggezza, sottile come l’intelligenza, invisibile come l’Infinito che solo darà la possibilità di edificare sviluppo nella Tradizione della Religione, della Storia, della Memoria.

La tradizione viaggia sui binari culturali, incrocia la Politica, che non dovrebbe essere Istituzione e burocrazia, ma testimonianza di valori pre-politici che la elevano e rendono migliori gli uomini.

Tradizione è non tradire la trasmissione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui