DOPO AVER PERFORATO IL CORPO, IL PIERCING E’ ENTRATO NELL’ANIMA (Corriere del Giorno, 26 agosto 2005, pag.6)

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piercing-6.jpg Sempre più spesso la cronaca ci informa di omicidi efferati che avvengono anche fra le mura domestiche: giovani madri che uccidono i loro figli, ma anche ragazzi che decidono di eliminare i

loro vecchi. Altre notizie ci erudiscono su rituali e omi cidi satanici. Violenza e sangue.

Perchè?

Non ci vogliono analisi troppo approfondite per cogliere che qualcosa nella nostra società ormai non va per il verso giusto, come raccontano gli specialisti del settore: psicologi, assistenti sociali, servizi pubblici per le tossicodipendenze, consultori familiari, Asl e così via. Quale quadro ne scaturisce? Preoccupante.

Affianco alle vecchie dipendenze, con cui siamo abituati a confrontarci da decenni, come droga e alcool, che vengono però assunti ad età sempre più precoci, si consolidano le nuove: piercing, chat-line e siti pornografici su internet, sport estremi, videogiochi violenti, canzoni hard-rock ed heavy-metal che esaltano l’occulto.

Se a tutto questo aggiungiamo la crisi profonda che oggi la famiglia sta attraversando, costantemente tentata da separazioni coniugali e divorzi facili, avremo un quadro tutto sommato chiaro delle pulsioni e delle contraddizioni che si agitano all’interno della nostra società. Come ha scritto un attento studioso del mondo giovanile, sembra che ormai il “piercing” sia entrato nell’anima, dopo aver perforato capezzoli, ombellichi e lingue. Accade così che gli adolescenti e i giovani crescano nella sub-cultura dell’immagine e dell’effimero, e spesso nell’assenza completa di valori fondanti (rispetto per la vita, solidarietà, spirito di abnegazione e di sacrificio ). Ciò che conta, alla fine, è solo l’apparire, il mettersi in mostra, l’esibirsi nel “reality show” della vita. E se lo show, come può succedere, va male, sono guai seri: depressione, bulimia, anoressia, violenza, droga, suicidio.

Ma che generazione stiamo crescendo ?

Un altro bravo autore ha scritto un libro sui “giochi estremi dei giovani”. Tutto viene vissuto all’insegna dell’estremo, per sentirsi “qualcuno” o semplicemente fare colpo su quelli della propria cerchia: dai disegni incomprensibili sulle mura delle case e sui vagoni ferroviari (la cosiddetta Street Art) all’abbigliamento trasgressivo; dalle acrobazie spericolate fra i tetti dei palazzi (il cosiddetto parkour) ai tarocchi mandati e ricevuti via sms.

In realtà ai giochi estremi dei giovani fanno da contrappeso i silenzi estremi di noi adulti, piuttosto preoccupati, passati i fatidici ” anta”, di non perdere il treno ancora in corsa della vita.

In questi tempi di cultura “zapaterista” un sereno rapporto coniugale (con papà-maschio e mamma-femmina) improntato al reciproco rispetto costituisce ancora il modo migliore per prevenire le devianze.

E diventa sempre più importante parlare ai nostri ragazzi, evitando di lasciarli soli fin da piccoli – per ore – davanti al televisore, dove anche i cartoni animati sono ormai spesso intrisi di violenza e di cultura dell’effimero. Dialogare con i propri figli non significa scimmiottare quelle figure un po’ patetiche del genitore-amico, sociologicamente in voga fino a qualche anno fa Significa piuttosto vivere in pienezza la nostra vocazione di genitori-genitori, che sicuramente capiscono e comprendono ma che, al momento opportuno, riescono anche a pronunciare quei “no” ben motivati che, come ancora qualche altro autore ha scritto, aiutano a crescere bene.

Roberto Cavallo

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