DOV’E’ OSAMA BIN LADEN (L’Ora del Salento, 7 giugno 2008, pag. 11)

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OSSERVATORIO GEOPOLITICO


nwfp-waziristan.gif Valle di Swat, frontiera nord-occidentale fra Pakistan ed Afghanistan: qui nei giorni scorsi le tribù alleate dei talebani hanno trattato e ottenuto l’autonomia dal nuovo, debole governo di Islamabad.

Qui i radicali musulmani potranno creare delle corti islamiche locali, che giudicheranno secondo la sharia, la legge coranica.

La decisione non è piaciuta a Washington e alla Nato, che la considerano “un aiuto di enorme portata per al-Qaeda ed i talebani, che da tempo cercano rifugio in queste parti del Pakistan”.

Sino a poco tempo fa era il Waziristan, sempre nel nord-ovest del Pakistan, ad essere considerato dalla maggior parte degli analisti il nascondiglio della leadership di al Qaeda. Le mitiche montagne nere del Waziristan accoglierebbero una specie di galassia del fondamentalismo islamico: terroristi, guerriglieri, salafiti, wahabiti e, più in generale, panislamici che si muovono tra una zona e l’altra senza possibilità di controllo da parte del governo pachistano.

Secondo altre fonti, citate di recente dalla Tv Al Arabiya, sarebbe invece l’estremo nord-est del Pakistan, quello incastonato fra Cina e Afghanistan, ai piedi del K2, la seconda montagna più alta del mondo, il luogo prescelto da Osama e dal suo vice Ayman al Zawahiri.

Se incerto resta il rifugio di Bin Laden, che comunque oggi potrebbe trovarsi in qualsiasi altro Paese musulmano – e non solo nelle zone tribali del Pakistan -, è invece noto che almeno uno dei suoi figli, Sahad, da anni si trova presso gli ayatollah a Teheran.

Intanto, ancora un video targato al Qaeda spopola sui siti internet frequentati dalla propaganda jihadista. Un filmato di 39 minuti invita i mujahidin all’uso delle armi di distruzioni di massa contro l’Occidente. Gli specialisti del settore smentiscono che si tratti di un documento originale dell’organizzazione di Bin Laden, ritenendola piuttosto una ricostruzione fatta con spezzoni di filmati diversi. Preoccupa però il contenuto altamente minaccioso del documento, dal titolo “Nuclear terrorism”, specie quando si invoca la necessità di eseguire attentati con armi nucleari e chimiche contro Europa e Stati Uniti. A giustificazione di ciò è tirata in ballo anche una trasmissione della RAI, andata in onda nel novembre del 2004, dove si accusavano i soldati americani di aver usato armi chimiche contro gli iracheni a Falluja.

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