IL CRISTIANESIMO HA PRODOTTO LIBERTA’, PROGRESSO E RICCHEZZA (Corriere del Giorno, 4 giugno 2008, pag. 5)

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copj14.jpg La nota tesi del sociologo Max Weber, secondo cui la nascita del capitalismo sarebbe frutto dell’etica protestante, è da tempo abbandonata dagli storici e dai sociologi dell’economia.

Essa viene ora messa ulteriormente in discussione da un recente libro di Rodney Stark, dal titolo “La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza (Lindau, 2006, Torino, pagg. 376, euro 24,00).

Rodney Stark, professore di Scienze Sociali alla Baylor University di Waco, in Texas, è considerato uno dei maggiori sociologi delle religioni viventi (nella sua lunga carriera ha presieduto anche la prestigiosa Society for the Scientific Study of Religion).

Secondo l’Autore, dunque, il cristianesimo fin dalle sue origini – e non solo a partire dalla Riforma protestante! -, avrebbe prodotto libertà, progresso e ricchezza.

Iniziamo dalla libertà.

Già dal VI secolo la Chiesa aveva cominciato ad opporsi alla schiavitù e, per la fine del X, era riuscita ad eliminarla in gran parte dell’Europa (pag. 298).

La capillare diffusione del Vangelo non comportò soltanto la libertà personale, ma anche quella economica. Per San Tommaso d’Aquino il diritto di proprietà privata non solo era lecito ma pure necessario e, sebbene non direttamente consacrato dalla legge divina, trovava fondamento nella ragionevolezza umana. Anche lo spirito di iniziativa è incoraggiato. Quando il cristianesimo raggiunge tutta l’Europa intorno all’anno 1000 (con l’eccezione dell’estremo Nord), si assiste ad uno straordinario progresso tecnologico. Il vetro, il camino, gli occhiali, l’orologio, l’aratro a versoio, la rotazione dei campi in agricoltura, le moderne scritture contabili e tantissime altre innovazioni, sono tutte riferibili ai cosiddetti “secoli bui”, per troppo tempo disprezzati dalla storiografia ufficiale. Il Medio Evo di fatto ha posto le basi della modernità, nei vari campi della scienza e della tecnologia. Tale sviluppo non venne a caso, ma dalla salda convinzione medievale nella razionalità di Dio, e dell’uomo sua creatura: “Il Dio cristiano ha questo di particolare: ha creato il mondo secondo ragione, il che implica che le leggi dell’universo possano essere – sia pure con difficoltà e mai completamente – scoperte e comprese dalla ragione umana. La scoperta progressiva delle leggi secondo cui funziona l’universo è quanto siamo abituati a chiamare scienza. (La religione cattolica fa bene alla scienza e all’economia, Massimo Introvigne, Il Domenicale, in: www.cesnur.org).

Altri popoli, altre nazioni hanno spesso identificato la divinità con forze soprannaturali e potenti, ma anche misteriose ed irrazionali…In altri casi hanno perseguito uno stato di indifferenza e di distacco dalle cose del mondo, considerate impure e/o degradanti. Fu così che la vera scienza, racconta Stark, si sviluppò solo in Europa: “…Il mondo moderno è arrivato solamente nelle società cristiane. Non nel mondo islamico. Non in Asia. Non in una società laica, perché non ne sono esistite. Inoltre, tutti i processi di modernizzazione finora introdotti al di fuori del cristianesimo sono stati importati dall’Occidente, spesso attraverso colonizzatori e missionari”. (pag. 343). La Cina, il mondo islamico, l’India, l’antica Grecia e l’antica Roma avevano un’alchimia molto avanzata, ma solo in Europa l’ alchimia evolse in chimica. Allo stesso modo, molte società svilupparono elaborati sistemi di astrologia, ma solo in Europa l’astrologia condusse all’astronomia. Contrariamente alle dottrine religiose e filosofiche dominanti nel mondo non cristiano, i cristiani svilupparono la scienza perché credevano che si potesse e si dovesse fare.

Così per molti non europei diventare cristiani ha significato – implicitamente -diventare moderni.

Il progresso medievale si sviluppò di pari passo con il concetto di libertà e di democrazia. Ebbene l’Autore ricorda come i processi democratici si affermarono già nel Medio Evo – principalmente nelle città – attraverso quelle particolari istituzioni sociali e giuridiche che prendevano il nome di corporazioni: ”… Essendo ben organizzate e in possesso di risorse finanziarie, divennero una forza politica di tale rilievo che fu loro assegnata una rappresentanza nei consigli. In questo modo, nel governo veniva data una voce significativa alle masse” (pag.146).

Insieme alle corporazioni, anche le confraternite, con finalità previdenziali e mutualistiche, “… mobilitarono ampie fette della popolazione urbana e, all’interno di Stati democratici, ottennero una notevole influenza politica” (pag.147).

La vivacità produttiva e commerciale delle città-stato italiane spinge Rodney Stark ad affermare che “… Evidentemente, il capitalismo non ebbe origine dall’etica protestante, ma sbocciò nelle città-stato italiane secoli prima della Riforma.” Addirittura molti storici dell’economia hanno sostenuto la tesi esattamente contraria a quella veicolata da Max Weber, e cioè che “… sia stata l’etica protestante a nascere dal capitalismo… “, grazie ad un capitalismo che dunque già esisteva nella tradizione medievale italiana (pag.190). Andando ancora più a ritroso si noterà che i primi «capitalisti» sono addirittura i grandi monasteri medievali, così ch e il capitalismo nasc e nel IX secolo, e non nel XVI come pensava Max Weber.

Il fatto poi che il capitalismo non sia fiorito in Francia e in Spagna, e che questi paesi siano rimasti relativamente arretrati rispetto all’Italia prima, e all’Europa del Nord poi, non dipende dal cattolicesimo ma dal centralismo e dall’assolutismo: «Non è stato il cattolicesimo ma l’assolutismo che ha impedito il capitalismo in Francia e in Spagna, e lo ha distrutto in Italia e nel Sud dell’Olanda» (pag. 194).

Assolutismo e centralismo trovarono all’interno del mondo protestante i sostenitori più convinti, e forse uno dei maggiori errori della monarchia cattolica spagnola, ma anche di quella francese, fu proprio l’abbandono delle tradizioni autonomiste medievali. Resta comunque il giudizio negativo, probabilmente con toni fin troppo accesi, di Rodney Stark sull’Impero spagnolo di Carlo V e dei suoi successori.

In sintesi per l’Autore le basi morali e culturali cristiane (cattoliche, prima ancora che protestanti!) sono state ciò che ha permesso l’emergere delle libertà economiche e la riuscita transizione verso politiche democratiche.

E le prospettive per il futuro? Per Stark è plausibile che il cristianesimo, con la sua straordinaria capacità di diffondersi in continenti come l’Africa, l’America latina e perfino la Cina, rimanga un elemento essenziale nella globalizzazione della modernità.

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