ECCO PERCHE’ LA TURCHIA NON PUO’ ENTRARE IN EUROPA

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Da il GIORNALE del 18 marzo 2016 (pag. 10) leggiamo e proponiamo ai nostri lettori l’articolo di Livio Caputo: “Ecco perché la Turchia non può entrare in Europa”.

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Livio Caputo

Nella sua disperata ricerca di una soluzione al problema dei profughi, la signora Merkel non ha esitato a promettere alla Turchia una accelerazione dei negoziati per la sua adesione UE. E mentre a Bruxelles si discute se dobbiamo davvero prostituirci ad Ankara per un accordo sulla riduzione dei migranti che molti giudicano, oltre che scarsamente inefficace, anche illegittimo, sarà opportuno ricordare perché ammettere la Turchia nella UE sarebbe un follia. Vediamo, in 10 punti, perché neppure un’intesa sulla gestione delle migrazioni giustificherebbe un cedimento.

1) Non è un Paese europeo, e la sua ammissione all’UE aprirebbe un autentico vaso di Pandora, incoraggiando le pretese di altre nazioni con noi incompatibili. É inoltre un Paese al 98% musulmano, scarsamente tollerante verso le altre religioni (e, se guardiamo al passato, anche nemico storico dell’Europa) che introdurrebbe un elemento estraneo in una Unione che, pur non riconoscendolo nei documenti ufficiali, è nata da radici e regole giudaico-cristiane.

2) Con il suo impetuoso sviluppo demografico, diventerebbe entro pochi anni il Paese più popoloso della UE e quindi con la più numerosa rappresentanza nel Parlamento di Strasburgo e il diritto a una forte presenza nella burocrazia di Bruxelles. Sarebbe, allo stesso tempo, il Paese più povero, e perciò il destinatario della maggior parte dei fondi strutturali, sottraendoli ai Paesi dell’Est, al Portogallo, alla Spagna e perfino a parti dell’Italia.

3) Era, ai tempi della guerra fredda, il pilastro orientale della Nato. Oggi è una ambiziosa potenza regionale che persegue obbiettivi suoi spesso in contrasto con i nostri: ha aiutato sottobanco la crescita dell’Isis comprando il suo petrolio e lasciando passare in Siria migliaia di foreign fighters (anche italiani); appoggia i Fratelli musulmani nemici dell’Occidente; ha sviluppato una insensata ostilità verso Israele culminata nella fallita spedizione per forzare il blocco di Gaza. Nella guerra di Siria, tratta come nemici i Curdi, che l’Occidente considera invece i suoi miglior alleati contro il Califfato, e ha assistito impassibile al tentativo dei jihadisti di massacrarli a Kobane. Ha abbattuto, senza un valido motivo, un aereo russo, rischiando di scatenare una crisi dagli esiti imprevedibili.

4) Nella vicenda dei profughi, esercita nei confronti dell’Europa un vero e proprio ricatto: pur essendo perfettamente in grado di fermare coloro che si imbarcano verso la Grecia, pretende, per farlo, sempre più soldi. Per ottenerli, ha chiuso entrambi gli occhi sui «trafficanti di esseri umani» nell’Egeo.

5) Si sta trasformando in una dittatura. Dopo essersi fatto eleggere Capo dello Stato in vista di una modifica (per ora non riuscita) della Costituzione in senso presidenziale che gli permetterebbe di governare fino al 2023, Erdogan travalica oggi sistematicamente i suoi poteri continuando a comandare tramite ministri a lui asserviti. Pochi giorni fa, è arrivato ad asserire di non riconoscere l’autorità della Corte costituzionale quando questa ha osato dargli torto sull’arresto di un avversario. Magistrati e poliziotti che hanno portato alla luce un caso di corruzione che coinvolge la sua famiglia sono stati rimossi o trasferiti.

6) Dopo una lunga trattativa fallita, ha ripreso a perseguitare la minoranza curda (circa il 15% della popolazione), non esitando a prendere a cannonate le sue città e villaggi. Ne viene ripagata con una serie impressionante di attentati, che hanno trasformato le sue città in veri campi di battaglia e ora minacciano anche le istituzioni occidentali.

7) Conduce una spietata campagna contro la libertà di stampa, imprigionando più giornalisti della Cina e chiudendo o commissariando progressivamente i media ostili. Gli ultimi casi riguardano il quotidiano Gumuriyet, il cui direttore è stato accusato di tradimento e minacciato di ergastolo per avere rivelato traffici di armi e petrolio tra la Turchia e il Califfato, e il quotidiano Zaman (di proprietà del suo antico alleato e oggi mortale nemico, l’imam Gulen, da tempo rifugiato in America) obbligato a trasformarsi da in giorno all’altro da oppositore a giornale di regime.

8) Ha avviato una progressiva e implacabile islamizzazione del Paese, riducendo i diritti delle donne (invitate a rimettersi il velo e a stare a casa a fare figli) e avvicinando la legislazione alla Sharia, con il fine deliberato di cancellare lo «stato laico» voluto da Ataturk.

9) Si rifiuta ostinatamente di risolvere la questione di Cipro, di cui ha invaso la parte settentrionale cinquant’anni fa, restando così in conflitto con uno Stato UE che, per ritorsione, mette il veto a qualsiasi decisione che la riguarda.

10) Un quinto dei suoi cittadini ammette di avere simpatie per l’Isis. Se anche uno su mille diventasse un militante, apriremmo le porte dell’Europa a 7.500 fanatici pronti a commettere attentati.

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