Il primo dato da sottolineare riguarda il fatto che la metà degli europei (e degli italiani) non è andata a votare. Si tratta di un dato in costante aumento. Che cosa significa? Chi non vota sbaglia sempre e comunque, ma quando il dato è così rilevante merita la ricerca di una spiegazione o di più spiegazioni, cosa peraltro non facile. Disinteresse alla politica, esasperazione del privato, individualismo, mancanza di proposte ideali capaci di entusiasmare?
I numeri reali
Bisogna sempre leggere i numeri assoluti per farsi un giudizio completo, soprattutto quando l’astensionismo è così elevato, oltre il 50%. Per esempio, Fdi aumenta di tre punti in percentuale rispetto alle elezioni politiche del 2022, rimane il primo partito e non viene penalizzato da due anni di governo, cosa di grande importanza se pensiamo al tracollo di Emmanuel Macron in Francia e ancora di più di Olaf Scholz in Germania. Tuttavia, Fdi perde oltre 500mila voti rispetto alle politiche del 2022, probabilmente a causa dell’astensionismo di quel settore del voto di destra che non ritiene rilevanti le elezioni europee. Gli unici partiti che aumentano in termini di voti sono Avs di circa 544.000 (forse perché “drogata” dalla candidatura della Salis?) e il Pd di 256.000.
Risultati europei
Il dato che ha colpito tutti gli analisti e i commentatori è stato lo spostamento a destra dell’elettorato europeo in generale. Adesso bisogna comprendere che cosa significa e per quali principi fondamentali ci potrebbero essere dei cambiamenti. Cioè, che cosa può significare quanto avvenuto con le elezioni europee per famiglia e natalità, diritto alla vita, libertà religiosa e di educazione, difesa dell’Occidente dalla sfida anche militare cui è sottoposto?
Partiamo dai dati più eclatanti, da quanto è avvenuto in Francia e Germania.
A prima vista per i principi non negoziabili potrebbe cambiare poco. Certamente la sconfitta di Macron e dei liberali che hanno introdotto l’aborto in costituzione è una buona notizia, ma anche Marine Le Pen ha votato a favore, anche se non tutto il suo partito l’ha seguita. E’ vero che il partito di Le Pen è certamente meno ideologico nella lotta contro i principi non negoziabili dei liberali, ma non si può sperare realisticamente una inversione di tendenza, anche perché sembra non richiesta dall’opinione pubblica. Possiamo immaginare un minore accanimento laicista, non di più credo. L’inversione di rotta potrebbe invece riguardare una lotta più serrata contro l’immigrazione clandestina e il tema della sicurezza. Preoccupa invece l’egoismo nazionalista deteriore di Rassemblement National, che nel passato ha portato a posizioni di simpatia per Putin, poi ridimensionate durante la campagna elettorale, ma fino a che punto?
Analogamente in Germania la sconfitta del Cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz è una buona notizia, ma il partito nazionalista Afd, che è diventato il secondo del Paese, quanto ha a cuore i principi non negoziabili? E quanto importa a questo partito la difesa dell’Occidente dall’aggressione dell’asse Cina, Russia, Corea del Nord e Iran (a proposito,secondo il quotidiano russo Vedomosti, Putin sarà in visita ufficiale in Corea del Nord nei prossimi giorni, cfr. Corriere della Sera, 11 giugno)?
Poco sembra, se è vero che il suo ex-Spitzenkandidat Maximilan Krah «è scivolato prima sui suoi rapporti troppo stretti con la Cina – il suo assistente è stato arrestato per spionaggio – poi ha affermato che non tutti gli ufficiali delle SS erano per forza dei criminali riuscendo a farsi espellere da Id, il gruppo sovranista europeo a Strasburgo con Matteo Salvini e Marine Le Pen» (il Foglio, 11 giugno). Un incidente analogo capitò anche al n. 2 del partito, Petr Bystrom, accusato di corruzione e riciclaggio di denaro russo. Eppure, il partito cresce, anche se meno del previsto, e prende i voti della Germania dell’est e di tanti giovani. Ma forse il dato ancora più da studiare è l’apparizione sulla scena politica di un altro partito, definito rosso-bruno, che ricorda terribilmente da vicino il Patto Molotov – Ribbentrop, i due ministri degli esteri di Stalin e Hitler. Si chiama BSW questo partito socialista nazionalista, ha preso sei seggi e il 6,2% dei voti, è stato fondato l’8 gennaio di quest’anno da dissidenti del partito della sinistra tedesca Die Linke, forse perché hanno intravisto uno spazio politico filorusso che unisse insieme socialismo e nazionalismo, la vecchia Urss e la Germania. Chissà: certo inquieta il fatto che abbia ricevuto così tanti voti in così pochi mesi.
Anche se probabilmente rimarrà la cosiddetta Maggioranza Ursula a guidare l’Europa (Partito popolare, socialisti e liberali, forse con l’aggiunta dei Verdi), anche per l’assenza di altre maggioranze politicamente e numericamente possibili, è pensabile che lo spostamento del voto a destra dovrebbe rallentare le politiche dirigistiche e impositive dell’Unione Europea e la politica ideologica della transizione green praticate nella legislatura appena conclusa.
In Italia
Sostanziale e positiva tenuta della coalizione di governo, con un voto che premia Fratelli d’Italia e Meloni in particolare senza umiliare la Lega e con un buon successo di Forza Italia. La Lega non perde voti in assoluto, ma ne perde molti al Nord verso Fdi e Forza Italia, mentre cresce al Sud. Evita la sconfitta grazie ai voti di preferenza per il gen. Roberto Vannacci, ma paga l’aver dimenticato i suoi valori originari, l’autonomismo e il federalismo, la cura del territorio. Il Pd ha ripreso i voti di sinistra che erano confluiti nel Movimento Cinque Stelle, un movimento-non partito che sta progressivamente sgonfiandosi e, forse, presto potrebbe scomparire, non avendo alcuna connotazione identitaria, neppure generica, che in qualche modo è rimasta in altri partiti.
Aumenta la sinistra-sinistra (Avs, che unisce sinistra e verdi), forse grazie alla candidatura emotivamente forte della Salis, ma comunque non è una buona notizia.
Il governo rimane molto forte, avendo migliorato il consenso nonostante due anni di governo non facili; tuttavia, rimane il fatto che la metà degli italiani, se domani decidesse di andare a votare (e non credo voterebbe per la coalizione di governo), potrebbe cambiare radicalmente il quadro politico. Dal che la necessità di una forte caratterizzazione identitaria, accanto al buon governo, per non ripetere quanto accaduto a Matteo Renzi e Matteo Salvini non tanti anni fa.
Sarebbe utile analizzare, poi, i singoli comportamenti elettorali nelle diverse nazioni europee. La prima impressione, però, è che i principi non negoziabili (per continuare a usare questa espressione) siano stati emarginati dal dibattito pubblico, sia perché interessano poco all’opinione pubblica, sia perché, di conseguenza, sono poco produttivi dal punto di vista elettorale.
La pace e il diritto alla libertà dei popoli
I temi emergenti a livello di opinione pubblica e anche a livello politico sembrano essere l’intelligenza artificiale e l’invasione del potere politico nella vita dei cittadini, soprattutto in tema di politiche green, oltre naturalmente ai temi costanti della sicurezza e dell’economia. Questi credo siano stati i principali motivi dello spostamento a destra di tanti voti, anche se spesso questi voti hanno premiato formazioni politiche, come l’Afd in Germania e anche il Rassemblement National in Francia, oggettivamente lontani dal sostegno ai principi morali della legge naturale e dalla difesa dei valori naturali e cristiani.
Rimane, e credo diventerà sempre più centrale, la questione della guerra, che è entrata in modo violento nella vita del mondo e dell’Europa in particolare dopo l’aggressione russa del febbraio 2022 e ancora con l’atto terroristico di Hamas il 7 ottobre 2023, che ha provocato la reazione militare dell’esercito israeliano a Gaza. Non so fino a che punto è stato percepito il fatto che l’Occidente (che è in condizioni antropologicamente disastrose) è comunque stato messo sotto attacco, politico e militare, da un’asse di Paesi già ricordati che in particolare rifiutano quell’idea di libertà e di partecipazione pacifica alla vita politica che, appunto, manca completamente in Cina, Russia, Corea del Nord e Iran.
La domanda di fondo che riguarda la classe politica che si accinge a governare l’Europa è di carattere antropologico: quale idea di uomo la classe dirigente europea vuole proporre e difendere?
E, di conseguenza, quale idea ha del diritto dei popoli di scegliere il proprio futuro, nei termini indicati dal principio di sussidiarietà? In concreto, quanto vorrà la prossima classe politica europea investire in termini politici ed economici per favorire la natalità e dunque il superamento del suicidio demografico? E quanto, per sostenere anche militarmente il diritto del popolo ucraino di scegliere liberamente il proprio destino, nella convinzione che la pace (che tutti vogliamo) non può esserci senza la giustizia? Il fallimento della candidatura nel Pd di “Tarquinio il Ripescato” è una buona notizia per l’assurdità delle sue posizioni pacifiste (la vera pace è ben altra cosa), ma segna anche l’irrilevanza elettorale e politica dell’apparato ecclesiastico. Quando, invece di tentare scalate partitiche, i cattolici si uniranno per “gridare dai tetti” i valori della dottrina sociale della Chiesa?
Il voto utile
Infine un appello a chi ha votato e lo ha fatto per i partiti conservatori, i più vicini all’insegnamento sociale cristiano. Votare non è mai inutile, anche se i risultati non si vedono immediatamente. Molti voti in Europa sono andati a partiti nazionalisti che non si sono preoccupati di proporre la difesa delle radici cristiane d’Europa. Ma questi partiti hanno trovato molti elettori in Germania e anche in Francia e altrove perché non c’erano alternative autentiche e convincenti. Dove, invece, gli elettori hanno trovato governi e partiti veramente conservatori come in Italia, l’utilità del voto è ancora più chiara ed evidente. Bisogna continuare a lavorare nella società per cambiarla: i risultati arriveranno, se Dio vorrà.
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