ELOGIO DELL’EUROPA (E NON DELL’UNIONE EUROPEA) (di Giacomo Maria Pezzuto)

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da: http://www.dagospia.com

Ho di recente letto un saggio di un mio caro amico, l’avv. Claudio Giovannico, esperto in diritto comunitario ed economia, dal titolo Saggio per un’Europa oltre lo Stato e il mercato, edito da Il Cerchio nel 2017, che mi ha fatto molto riflettere sull’Europa, l’Unione Europea e l’attuale situazione.

Il libro tocca molti temi, di carattere giuridico ed economico, ponendo l’attenzione su come il diritto comunitario influenzi ormai pesantemente la legislazione nazionale (si pensi al “nuovo” e confusissimo codice degli appalti, entrato in vigore in Italia nel 2016, frutto del recepimento di una direttiva della Commissione Europea del 2014) ma soprattutto la nostra economia ed il nostro mercato, tutto ciò spesso in contrasto, fa notare il Giovannico, con l’art. 41 Cost. sulla libera iniziativa economica, che non deve essere in contrasto con l’utilità sociale.

Ma la crisi dell’Europa è più profonda e va ricercata a monte. L’iniziale sogno europeo, di matrice cattolica, di costruire una Europa dei Popoli, è ormai andato perduto. All’Europa dei popoli si è sostituita l’Europa dei tecnocrati, di Bruxelles, a trazione franco-tedesca. Come fa notare il già Ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel suo libro Mundus Furiosus (Mondadori, 2016) le decisioni non vengono più prese a livello politico, ma nelle “segrete stanze” dei palazzi di Bruxelles, segno evidente che, di fatto, è l’economia (rectius: gli interessi economici) che ha il primato sulla politica.

E’ una Europa che non viene più percepita come patria (nel senso letterale del termine, terra dei padri) dai cittadini degli Stati membri dell’Unione. Un esempio lapalissiano a sostegno di ciò è dato dai risultati delle recenti elezioni politiche svolte nei vari Paesi, come la schiacciante vittoria del partito conservatore Fidesz in Ungheria, guidata dal Primo Ministro Viktor Orbán (tanto temuto e “odiato” dagli eurocrati), nell’aprile 2018, oppure, guardando in casa nostra, all’ottimo risultato dei partiti etichettati dalla stampa mainstream come populisti ed euroscettici, come la Lega e il Movimento Cinque Stelle, tant’è che dall’1 giugno governano assieme. Volgendo lo sguardo agli altri Paesi dell’Unione non si possono non segnalare gli importanti risultati di partiti cd “anti-establishment” alle recenti tornate elettorali, come l’Afd (Alternative für Deutschland), Diritto e Giustizia, partito cattolico-conservatore che governa tutt’ora in Polonia o l’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), partito euroscettico che governa in Austria assieme al ÖVP (Österreichische Volkspartei) del giovane cancelliere Sebastian Kurz.

Sono tutti dati che fanno chiaramente comprendere come gli elettori si sentano ormai lontani e non rappresentati dall’Unione Europea.

Ma come può questa Europa, che si rifiuta, ad esempio, di riconoscersi nelle comuni radici cristiano-giudaiche (merita di essere letto il libro Senza radici dell’ex Presidente del Senato Marcello Pera e dell’allora cardinale Joseph Ratzinger), che non riesce a dare una risposta adeguata al terrorismo islamico-jihadista (preferendo tutelare la privacy piuttosto che la sicurezza), che non sa guardare al futuro con speranza (ripianando il serio problema della natalità con una massiccia immigrazione clandestina), ad essere percepita come patria?

Anche i non addetti ai lavori, chi non si intende di politica o di diritto, hanno ben compreso che bisogna recuperare la sovranità nazionale e che occorre una profonda riforma di questa Unione Europea, magari in senso confederale, creando una Confederazione di Stati sovrani (come suggerito dal citato Ministro Tremonti nel suo libro), dove vengano fatte poche cose insieme, avendo sempre come punto di riferimento il fondamentale principio di sussidiarietà, e il resto sia di competenza dei singoli Stati.
Un esempio della profonda crisi d’identità dell’Unione Europea lo si può ravvisare nell’intervista del Corriere della Sera all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini (numero 2 della Commissione Europea) del 3 febbraio 2017: “la cosa che mi preoccupa di più è la mancanza di fiducia in noi stessi…la nostra salute fisica è perfetta, ma siamo labili di nervi, una vera crisi di identità, di mancanza di consapevolezza…”.

Ed ecco, urge riformare l’Europa, pensare ad una Europa diversa, un’Europa dei popoli, un Europa che si rispecchi nelle comuni radici classiche e cristiane, che possa guardare alle grandi e gloriose esperienze del passato, come l’Impero Romano e il Sacro Romano Impero, per essere in grado di affrontare le sfide del futuro, poiché un popolo non ha futuro se non ha bene a mente la propria storia e le proprie radici.
Vorrei concludere citando L’ultimo samurai, un film a me molto caro; in particolare, le parole che l’imperatore Mutsuhito dice al capitano Nathan Algren: “Io ho sognato un Giappone unificato in una nazione forte, indipendente e moderna. Ora abbiamo ferrovie, cannoni e abiti occidentali, ma non possiamo dimenticare chi siamo, né da dove veniamo”. Ecco, questo è il miglior auspicio per il futuro dell’Europa.

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