EVASIONE DI SOPRAVVIVENZA (recensione a cura di David Taglieri)

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Paolo del Debbio – lucchese classe 1958 – dà sempre voce all’interno delle sue trasmissioni televisive (Diritto e rovescio, Rete 4) alle ragioni degli ultimi e dei dimenticati, tanto snobbati dalla politica attuale e dalla cosiddetta alta società civile.

Del Debbio Insegna etica ed economia all’Università Iulm di Milano e cerca sempre di trovare quel punto di contatto trascurato da coloro che credono che queste due importanti branche – etica ed economia – non possano andare d’accordo.

Editorialista e fra le prime firme della Verità, ha scritto un libricino estremamente interessante sulla situazione sociale odierna, travolta dalla pandemia e dalla crisi economica che già di per sè aveva devastato e devasta la nostra bella Nazione.

Il volumetto si chiama “TASSE, pago quelle che posso”, con la prefazione del direttore del quotidiano milanese Maurizio Belpietro. Fa parte della collana “Pensiero forte”, a cura di Francesco Borgonovo, che è per l’appunto dedicata al pensiero forte e politicamente scorretto.

Non bisogna farsi tradire dal titolo, le tasse – viene ribadito a più riprese – vanno pagate; ma si ricordano tante situazioni tragiche, come nel caso di quei piccoli e medi imprenditori costretti a scegliere se pagare gli stipendi ai propri dipendenti o onorare i tributi allo Stato.

Il riferimento di partenza è l’articolo 53 della Costituzione: tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione delle loro capacità contributive; il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

E’ necessario saper inquadrare la Costituzione nel contesto spaziotemporale e soprattutto leggerla con gli occhi del cittadino oltre che con le lenti dello Stato.

In tal senso l’art. 53 rappresenta la stella polare della trattazione fiscale. Del Debbio chiarisce che le tasse costituiscono una necessità, ma allo stesso tempo le casistiche ci dicono di tante situazioni in cui le persone sono costrette a pagare molto di più di quanto possano. E ciò non è conforme al dettato costituzionale: lo Stato viola l’art. 53 imponendo pesi superiori alle capacità contributive di molti cittadini. Ciò accade soprattutto per quella che ancora oggi viene chiamata “classe media”, ma che sempre più sprofonda verso la soglia della povertà.  Il libro cita vari casi giudiziari nei quali il cittadino si è dovuto difendere dalle tenaglie di uno Stato sempre più pretenzioso e lontano.

Confermando il suo stile mediatico, il linguaggio del volume è straordinariamente semplice, fornisce dati e li analizza studiando casi concreti del vivere civile, con una sensibilità che non è mai lontana dalla concretezza dei fatti e dalle sofferenze di tanti.

Ripensare lo Stato è un monito essenziale per consentire la presenza di un corpo sociale più organizzato, razionale, logico.

Grazie a questo libello si fa luce su molte dinamiche troppo spesso sottovalutate e talvolta ingiustamente incriminate, se mai sotto l’egida dell’evasione fiscale, che non è il vero problema. Il vero problema è rispettare l’art. 53 della Costituzione: che ognuno paghi per quello che può e non per quello che non è assolutamente in grado di pagare. Non bisogna andare del resto troppo lontano per trovare degli esempi virtuosi: nel secondo dopo guerra il governo De Gasperi – nonostante l’immane impresa della ricostruzione post bellica – diminuì le tasse per i ceti medi, con immediati effetti benefici per la collettività. Tutti, infatti, furono incoraggiati a pagare le tasse, che diventava così un’impresa possibile.

A Del Debbio il merito di gridare la verità in poche e chiare pagine, di accendere la torcia nelle notti buie di tanti onesti cittadini, addirittura pronti a rischiare un processo pur di salvare la dignità e la vita dei propri dipendenti.

Il libro dunque approfondisce – per dritto e per rovescio – gli scenari dell’evasione di sopravvivenza, che davvero nulla hanno a che fare con gli imperi dei furbetti.

Edizione la Verità/Panorama, ancora in edicola. Da leggere e far leggere.

 

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