EVOLUZIONISMO: IPOTESI AL TRAMONTO? (Corriere del Giorno, 30 luglio 2010, pag. 25)

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evoluzionismo“ L’evoluzionismo suppone che le specie viventi siano state precedute da strutture imperfette e incompiute, progressivamente trasformatesi nelle attuali. Tanto i reperti paleontologi quanto le specie viventi provano invece l’esistenza di specie tra loro distinte con strutture in sé compiute. Nella scala dei viventi e nella gerarchia delle specie esistono evidentemente gradi di perfezione diversi. Ogni specie tuttavia può definirsi perfetta nella sua struttura. E’ vero, invece, che non tutte le specie apparvero istantaneamente nello stesso momento. La loro comparsa seguì un piano ordinato e finalizzato alla culminante comparsa dell’uomo, ma senza tracce di passaggi evolutivi.”

A tali conclusioni giunge il prof. Roberto De Mattei, Vice Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e curatore del libro “Evoluzionismo: il tramonto di un’ipotesi” (Cantagalli, Siena, 2009, pagg. 254).

Sono passati oltre duecento anni dalla nascita di Charles Darwin (1809-1882) e 150 anni dalla pubblicazione del suo libro L’origine delle specie (1859); si rende quindi necessario un bilancio critico non solo del darwinismo, ma più in generale dell’evoluzionismo, un insieme composto da una teoria scientifica e da una teoria filosofica che si sorreggono a vicenda.

Il volume curato dal prof. De Mattei è il frutto di un convegno svoltosi a Roma il 23 febbraio 2009 per iniziativa della Vice Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con la partecipazione di scienziati di rango internazionale che hanno offerto il loro contributo di pensiero per la stesura del volume.

Gli autori, contrariamente ai numerosi incontri celebrativi che hanno segnato il trascorso anno darwiniano (2009), non tessono il panegirico dell’evoluzionismo, ma ne mostrano le debolezze da vari punti di osservazione: le scienze filosofiche, biologiche, fisiche, chimiche.

L’affermazione centrale dell’evoluzionismo è che la vita biologica sulla terra si sia prodotta non per opera di un Dio creatore ma dalla materia non vivente, in modo spontaneo e per puro caso.

Così ragionando esso non considera (o meglio non intende considerare) che tra la materia inerte e la più elementare cellula vivente vi è, di fatto, una distanza incolmabile: la complessità biochimica di un semplice microbo per certi aspetti non è inferi ore a quella di una pianta o di un animale. Per spiegare questi salti (dal nulla alla materia, dalla materia inerte alla vita) l’evoluzionismo si affida fideisticamente al tempo. Eppure il trascorrere del tempo non è in sé un fattore causale in grado di operare il cambiamento.  

Come scrive il prof. Roberto De Mattei “…La biologia moderna dimostra che la vita sulla terra non si è evoluta dal semplice al complesso, ma al contrario è apparsa sulla terra già nella sua massima perfezione” (pagg. 15-16).

Tale affermazione collima perfettamente con il secondo e con il terzo principio della termodinamica (detti di Carnot), secondo cui l’universo è sottoposto a una progressiva perdita di ordine e di energia: come a dire che l’ordine non viene dal disordine iniziale e il più perfetto non viene dal meno perfetto.

D’altronde, se per produrre una sola cellula artificiale in laboratorio, per quanto limitata e imperfetta, ci vogliono raffinate intelligenze umane, quanto più “disegno intelligente” richiederà la creazione di un semplice batterio (per parlare di una forma vivente fra le più semplici)?

L’evoluzionismo appare così come una “cosmogonia” che pretende di descrivere la storia del mondo partendo da postulati scientifici non verificabili. Questa dottrina, spesso imposta come un “dogma”, merita invece di essere sottoposta al vaglio della critica razionale e scientifica, attraverso il libero confronto delle opinioni tra gli studiosi, in modo da non dare per scontata nessuna soluzione a quello che è l’affascinante enigma dell’origine dell’universo.

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