FANGO SULLA POLITICA. LE CONSEGUENZE

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Quello che accade in Italia riguarda anche parte del mondo occidentale: la prevaricazione del potere giudiziario su quello politico, legislativo e amministrativo.

E’ vero che in Italia la suddetta prevaricazione assume toni parossistici grazie al patto di ferro con  media e  social, che fungono da immediata e automatica cassa di risonanza per le iniziative di pubblici ministeri c.d. “democratici“.

Un semplice sospetto basato su un’intercettazione fa paventare, per esempio, il “voto di scambio”, e giù allora tonnellate di fango fin quando – chissà quando – si arriverà ad accertare la verità nei relativi gradi di giudizio. Che solitamente si concludono con un nulla di fatto, e dunque con l’archiviazione.

Ci sono tanti libri che oramai documentano – specie dopo il caso Palamara, subito dimenticato dai media – questa  tipologia di situazioni.

Le conseguenze non riguardano solo sconvolgimenti nella vita familiare e professionale degli interessati di turno, ma anche il diffondersi di un senso di incertezza e di angoscia nei partiti politici coinvolti (solitamente quelli di centro-destra). Con articolo a parte su questo sito abbiamo ricordato la lettera che Giovanni Toti, presidente della regione Liguria, ha indirizzato al consiglio regionale e alle opposizioni di sinistra che ne reclamano le dimissioni. Anche qui due pesi e due misure: lo “scandalo” ligure non cessa di occupare le prime pagine; quello di Bari – che ha coinvolto vari ambienti PD – è già passato nel dimenticatoio.

Così in genere funziona la tenaglia procure-mass media, con pesanti conseguenze sul voto degli Italiani.

Ma a lungo andare questa prepotenza di certa magistratura inquirente sfibra il tessuto sociale, provocando nei cittadini e fra gli elettori un senso di forte disillusione verso la politica nel suo insieme, che invece – come anche la Chiesa cattolica ricorda – è tra le più alte forme di carità sociale, perché per sua natura volta alla costruzione dell’ordinata convivenza civile, almeno per quanto possibile alle umane capacità.

Lo squilibrio fra i poteri dello Stato e la conseguente demonizzazione degli avversari, speci di quanti non usano praticare il politicamente corretto, può essere dunque una delle cause della disaffezione politica delle persone, che sempre più numerose disertano le urne.

Se la riforma della giustizia a cui il Governo sta lavorando in Italia non potrà eliminare tutti questi scenari, è almeno auspicabile che quanto prima si dia inizio ad un’inversione di tendenza. 

Fra le altre innovazioni, le nuove norme proposte dal ministro Nordio intervengono allo scopo di distinguere, all’interno della magistratura, la carriera dei magistrati giudicanti da quella dei magistrati requirenti, e di adeguare l’ordinamento costituzionale a tale separazione, anche dal punto di vista disciplinare.

Speriamo bene.