Ieri sera ho letto la lettera che Pippo Corigliano, direttore dell’Ufficio informazioni dell’Opus Dei, ha scritto al direttore di Tempi, Luigi Amicone, dopo il dono dell’icona (la Madonna della tenerezza) che Putin ha consegnato a papa Francesco. Mi sono commosso. Anch’io avevo visto in Tv il bacio che il Presidente della Russia aveva dato all’icona, il suo segno di croce nel classico modo dei bizantini, prima che il Pontefice facesse altrettanto, ma non avevo capito fino in fondo la portata del gesto. Ringrazio Corigliano per avermelo ricordato. Dopo tanti decenni trascorsi a venerare la Madonna e il suo messaggio ai bambini di Fatima (…) avrei dovuto capire subito. Pazienza, quello che importa è che qualcuno lo abbia notato e lo abbia sottolineato.
Non conosco le intenzioni dello statista russo, né sono al corrente del fatto se conosca o meno le apparizioni di Fatima e il loro Messaggio. Ma credo che il suo gesto, compiuto davanti al Santo Padre nella capitale della cristianità, possa e debba servire a noi che abbiamo creduto in Fatima fino al punto di porre quel Messaggio nel cuore del nostro apostolato, per invitarci a intensificare la nostra preghiera affinché si avveri quello che ancora deve realizzarsi di quel Messaggio.
La Russia ha cessato di diffondere gli errori del comunismo nel mondo ormai da più di vent’anni, ma non si è ancora convertita. La promessa di Fatima ha ancora molta strada da percorrere perché si avveri compiutamente, ma questo gesto va certamente, in qualche modo, in quella direzione. E questo deve riempirci di speranza, della speranza cristiana, seconda virtù teologale, quella speranza che nasce dalla Fede e che anima la carità.
Non è difficile capire quali potrebbero essere le conseguenze in tutto il mondo quando questa conversione cominciasse ad avverarsi in modo visibile e significativo. I segni non mancano se è vero che la Russia è l’unico Paese industrializzato, con Israele, in cui negli ultimi anni sono aumentate le persone che professano una religione, come sostiene Rodolfo Casadei nello stesso numero di Tempi (4 dicembre 2013). Certamente quest’opera di conversione non sarà facile e incontrerà tante resistenze da parte del demonio e di chi si oppone più o meno consapevolmente al trionfo del bene. Ma le preghiere e i sacrifici dei devoti di Maria non andranno perdute e non saranno inutili, così come è avvenuto per i tre bambini del piccolo paese del Portogallo.
Grazie ancora a Corigliano, la sua lettera è una preghiera che infonde coraggio.
A tutti i devoti di Fatima l’invito a non mollare, a pregare ancora di più e meglio, affinché infine il Cuore Immacolato della Madre possa trionfare nel mondo, secondo le promesse del 1917.