FERMARSI… (di David Taglieri)

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Non vale, non vale non fermarsi un attimo a pensare, che per qualcuno non è mai Natale, e ogni giorno resta sempre uguale.

Il senso della pausa: la pandemia, per certi versi lo è stata. Marcello Veneziani nell’ editoriale del 29 marzo 2020 ne aveva parlato. Ricordiamo il Papa, da lui nominato un apostrofo bianco disperso nel vuoto; il Pontefice in una piazza vuota e deserta con il popolo che seguiva da lontano il farsi e combinarsi degli eventi. Con il rumore interiore che era un frastuono del silenzio. Pregare da lontano, da remoto con l’immagine spettrale di una Roma vinta e piegata dal Covid. Il simbolo della Cristianità, dell’Italia, del mondo, dei valori laici ed universali.

Antonio Socci nel suo articolo del 25 dicembre 2021 su Libero, compone e ricompone il silenzio, come una discussione portata avanti con altri mezzi.

Anche in pandemia le discussioni sono state molteplici: una inutile e improduttiva gazzarra fra vax e no vax.

Lo stesso Socci sottolineava nel pezzo giornalistico quanto fosse urgente, grave e grande la necessità di un’autodisciplina che si tramutasse in Quiete. Quiete di ragionamento, armonia nei pensieri, autonomia di giudizio.

Il Silenzio, aggiunge lo scrittore toscano, offre la possibilità di ripensare alle cose gridate con veemenza ed eccessi. Il Silenzio, ancora, è pausa, interruzione temporanea, intervallo. Mediazione, rielaborazione degli istinti e delle reazioni di pancia.

La riflessione è un urlo di trasgressione nel tempio della società frenetica.

La psicologa Brunella Gasparini su Repubblica del 3 marzo 2015 stigmatizza la tendenza a riempire ogni istante senza riservarsi delle pause. Un fattore che riguarda tutte le età: in un’epoca caratterizzata dalle grandi comodità prevale infatti la paura di restare soli, con i propri pensieri e con le proprie emozioni.

Invece è importante concedersi degli spazi e dei tempi per dare nuovamente senso alla propria esistenza. Solo e soltanto in tale modo si profila quella finestra sull’opportunità di accordarsi con il proprio ritmo interiore.

Il musicista, conduttore ed autore radiofonico Nikki Fabrizio Lavoro in un incontro al Ted di Vicenza ha rammentato, attraverso la metafora e la realtà della musica, la necessità e il fascino di ritagliarsi dei momenti per azzerare, fermarsi, ragionare, ripartire più carichi di prima. Fare tappa allo stop conquista il suo palcoscenico nel teatro dell’Esistenza: certo, sottolinea, nel lavoro radiofonico la pausa può interrompere un flusso di pensieri, scalette e organizzazioni mentali; nella vita bisogna invece pensarla in un’altra declinazione, riavvolgere il nastro può riavviare percorsi di autoriflessione.

Nella musica invece, la similitudine è calzante ed appropriata: le pause prendono quota, volo e si sostanziano in veri e propri valori aggiunti. Ci ricorda, con il disco in sottofondo, ad esempio, che nella parte iniziale di Hallo di Adele la fase degli intervalli e dei silenzi è determinante. La calma incarna la musica: si può vivere la vita che si vive in una canzone.

Sara Noreda su Accademia della Felicità afferma che saper trovare l’intervallo temporale in cui fermarsi regala l’opportunità di bilanciare l’esplosione dell’energia che deriva dal fare e dall’agire. In quei lassi di tempo avvengono, si producono, prendono forma i grandi cambiamenti.

E torniamo a bomba ai tempi di oggi: si parla tanto della resilienza, la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici: la ricostruzione nella difficoltà mantenendo l’ottimismo ed il realismo.

E’ il caso di operare una giusta selezione delle pause, per riconnettersi a se stessi, con l’Alto, con i valori universali.

Fra i punti, la scrittura, i concetti e le fotografie. Perchè prima o poi tutti ci fermiamo, a pensare, ripensare, valutare.

E’ necessario superare il tabù di farlo, per restare con noi stessi e con le nostre emozioni. Come in un pezzo di Adele, come nel fermo immagine di una riflessione, come l’apostrofo bianco in piazza San Pietro ad esempio.

Corriamo, corriamo, velocizziamo i tempi, ma lo capiamo con l’esperienza che abbiamo bisogno tutti di un time out. La qualità della vita passa attraverso le nostre scelte.