FRANCESCHINI NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE (di Fernando Sodero) in:www.mesembria.it

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«Gli avvoltoi, che hanno girato per mesi sul Pd, possono tornare a casa: gli italiani hanno confermato il progetto del nostro partito». Dario Franceschini, durante una conferenza stampa, commenta in questo modo i risultati elettorali. «Il governo è ben al di sotto del 50 per cento –spiega-. Oggi è minoranza nel Paese, visto che i voti del Pdl e della Lega messi insieme raggiungono il 45,2 per cento». Insomma «l’avanzata straordinaria» degli avversari non c’è stata. Anzi è stato «sfatato il mito dell’invincibilità di Berlusconi ed evitato il rischio del padrone assoluto».
Il leader dell’opposizione se ne ascrive il merito, sostenendo che il calo del suo partito è in fondo poca cosa rispetto ai tracolli del New Labour, della Spd, del Ps francese e che, paradosso dei paradossi, se entrasse a far parte del gruppo parlamentare socialista europeo, il Pd ne sarebbe la componente nazionale più forte.
Qualcuno dovrebbe svegliare l’ineffabile segretario dei democratici dal torpore politico ed intellettuale, che di recente pare contraddistinguerlo e caratterizzarlo negativamente. Alle Europee, infatti, il Pd ha ottenuto il 26,13 per cento dei consensi, 5 punti in meno rispetto al precedente voto per Strasburgo del 2004 e 7 punti in meno delle politiche del 2008. Il voto amministrativo p er Comuni e Province ha registrato un netto successo del Pdl e della Lega. Mentre la maggioranza conquista al primo turno 26 province e stravice nel Nord, in particolare nel Veneto e nella Lombardia, il Pd arretra in Campania e perde posizioni in due regioni rosse come l’Umbria e le Marche. Un risultato storico, che smonta di colpo il mito del centrodestra incapace di radicarsi sul territorio e di creare una classe politica locale competente e preparata e quello del centrosinistra, che gode i frutti di un a lunga tradizione di buona amministrazione.
Alcuni giorni fa, in piena campagna elettorale, Franceschini aveva dichiarato di vivere in un’Italia diversa da quell a del p residente del Consiglio. Oggi siamo più che mai convinti che il segretario del Pd ed il suo partito vivono in un Paese diverso dal nostro: il Paese delle Meraviglie. Non si rendono conto, infatti, che la sinistra ha subito una sconfitta cocente, tanto nella versione estrema, espulsa anche da Strasburgo, quanto in quella “moderata”, ridimensionata di svariati punti rispetto alle aspettative e ai risultati delle politiche. Non solo non hanno nessuna proposta, nessuna analisi, nessun programma e tantomeno nessun “sogno” da proporre alla loro base elettorale (e ancor meno agli italiani), ma – e questo ha del pazzesco – non cercano neanche lontanamente di ovviare a queste mancanze. Dopo una vergognosa campagna elettorale giocata tra veline, minorenni e divorzi, privi di lucidità, festeggiano la storica sconfitta del Cavaliere.
«In questo sconfortante quadro, -scrive Carlo Pannella su l’Occidentale- accade così che prenda dimensioni patologiche il vizietto che da Occhetto in poi ha ottenebrato le menti della dirigenza progressista: credere alla propria propaganda. Come è noto in politica – questo è il suo bello – si può dire e sostenere tutto e il contrario di tutto, si può prescindere dalla realtà per fare le campagne elettorali, si può dipingere l’avversario come un diavolo, si può dire e stra dire. Con un vincolo – ferreo – non credere alle falsità che si dicono. Invece, Franceschini e la dirigenza del Pd solo di questo vivono. Profittano della stupida subalternità culturale del mondo dei media italiani (e quindi, a ricaduta, di quelli esteri) e sostengono che hanno vinto perché hanno perso 7 punti percentuali.
Ovviamente possono farlo, a patto però poi di mettersi a piangere e di strapparsi i capelli non appena nessuno li vede. Ma non è così: siccome hanno “intortato il pupo” dei media lunedì scorso, sono ora convinti sul serio di avere vinto, non si pongono nessun problema strutturale, continuano come se niente fosse a tessere i loro complotti e le loro tresche abituali.

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