GRAZIE RAGAZZI, UNO SPACCATO DI VITA SULLE CARCERI (di David Taglieri)

1038

Diretto e scritto da Riccardo Milani, Grazie Ragazzi è il film (2023) con Antonio Albanese che rappresenta un tributo al teatro, una lettura esterna delle condizioni carcerarie, un’alleanza fra coloro che lavorano con abnegazione dietro al mondo delle sbarre e chi porta e diffonde con idealità e passione la cultura di una tradizione composta di battute, pause, adrenalina e prove.

Un laboratorio all’interno della casa circondariale costituisce una sfida elevata per un aspirante attore e regista (interpretato da Antonio Albanese), che lavora invece in piccolissime (e squalificate) parti nel mondo del doppiaggio.

La scalata verso la montagna degli spettacoli e delle rappresentazioni che la compagnia dovrà affrontare si alterna fra momenti di grande coesione, liti, scoraggiamento di allievi e docenti, mentre il treno della vita va.

Le metafore giocano con i sotto testi del palcoscenico e dei camerini: un teatro nel cinema, meglio un teatro nel teatro e al cinema. Pensiamo solo a questo: la difficoltà di immedesimarsi in tali personaggi.

Abbiamo sentito molte opinioni e pareri difformi dopo lo spettacolo: entusiasti e commossi; critici che invece accennano ad un certo buonismo della pellicola verso i carcerati.

Ora non vi racconteremo la trama, proprio per incuriosirvi al film; ma vogliamo chiarire due aspetti: il primo, ci si mette nei panni di un insegnante che vede la prigione dall’esterno e non la vive; la inizierà poi ad assaporare nel bene e nel male.

Il docente, per quanto nel corso dei mesi si rechi in quel luogo, ritorna a casa la sera; anche la sfera domestica è vissuta quasi come un contesto di costrizione, quello della insoddisfazione generale. Il regista della scuola teatrale è mosso principalmente dalla concentrazione; tirare fuori dagli uomini di cui dispone le risorse migliori, purificandole dai dispiaceri del ripetersi talora monotono delle ore.

Secondo aspetto: gli attori della compagnia escono mentalmente dal contesto in cui sono immersi, e forse uno degli obiettivi della pellicola si sostanzia nel voler privilegiare la parte artistica che si produce durante il laboratorio, porzione che non può non essere influenzata dalla situazione esistenziale che il team sta sviluppando.

Il desiderio di Libertà va di pari passo con quello di Liberazione: liberazione delle emozioni, libertà di costruire. E questo aspetto fa parte di ogni essere umano indistintamente. Non mancano le preoccupazioni e i pensieri, ma nell’espressione attoriale bisogna mettere tutto da parte: le persone si calano in altre realtà. Magia e forza dell’andare in scena e in prova. Ci si concentra sul teatro, perché in quel momento la squadra dei componenti che dovranno portare in scena un’opera di Samuel Beckett, pestano con i piedi il palco delle esistenze libere e godono la distrazione dalla vita ordinaria, fatta di orari e di richiami.

Il tempo durante le prove si ferma, si eterna invece nell’adrenalina della commedia e della rappresentazione finale; è proprio vero, lo sa chi ha calpestato soltanto in maniera amatoriale quei pavimenti di legni e ha sentito i profumi degli orologi che si arrestano.

Poesia della malinconia che va di pari passo con il coraggio dell’entusiasmo: in mezzo i versi di una canzone che ognuno ha dentro di sè. Perché prima o poi tutti dobbiamo calarci nel vissuto dell’altro: come fa Antonio Albanese nel suo personaggio.

Diversità sinonimo di ricchezza: soprattutto quando si crea una sintesi fra il personaggio da interpretare e il background esistenziale, il lato emozionale di un uomo.

Libertà e costrizione, estro e ali tarpate, vite auspicate e vite reali: in mezzo un mondo di Teatro nel Cinema. A volte tanti monologhi fanno un concerto.