I CATTOLICI IN CINA. UNA STORIA DI FEDELTA’, LE SFIDE DEL FUTURO

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< a href="https://www.recensioni-storia.it/wp-content/uploads/2011/05/Cattolici-in-cina.jpg">In campo religioso, in C ina vengono riconosciute dal governo cinque religioni: buddhismo, islam, taoismo, cattolicesimo e protestantesimo. All’interno di ciascuna di esse è stata costituita, come strumento di controllo, un’associazione “patriottica” strettamente collegata con specifiche strutture del partito e dell’apparato burocratico.

Quanto mai complessa è la situazione dei cattolici in Cina. Come noto ai più, qui la comunità dei credenti è divisa fra appartenenti alla Chiesa “patriottica” e aderenti alla Chiesa “ clandestina” .

La prima gode del crisma dell’ufficialità governativa, secondo le leggi che da 60 anni a questa parte regolano la materia religiosa nella Cina comunista.

La seconda è la Chiesa che, aspramente osteggiata dallo Stato, pur fra mille difficoltà è riuscita a sopravvivere mantenendo vivo il contatto con i successori di Pietro e quindi con la Chiesa universale. Il 27 maggio 2007 Benedetto XVI indirizzava, nella solennità di Pentecoste, una Lettera “ai Vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese”.

Le Edizioni San Paolo nel 2008 hanno pubblicato un interessante volume che fa stato, in modo organico, della situazione dei cattolici cinesi: “ Cattolici in Cina. Una storia di fedeltà, le sfide del futuro”.

Ne sono autori alcuni fra i più impegnati e intraprendenti sacerdoti del PIME, il Pontificio Istituto delle Missioni Estere: padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia giornalistica “Asia News”; padre Gerolamo Fazzini, direttore della rivista “Mondo e Missione”; i padri Gianni Criveller, Angelo S. Lazzarotto, Giancarlo Politi, Sergio Ticozzi.

Tutti attivamente impegnati sul fronte delle missioni in Cina, hanno acquisito una vastissima esperienza sul campo che ora travasano in questo libro.

Attualmente – si legge nel volume con riferimento a dati disponibili nel 2006 – in Cina esistono 111 vescovi: 67 fanno riferimento alla Chiesa ufficiale, 44 sono clandestini. Come scrive padre Gianni Criveller, “Gli anziani ed eroici vescovi cinesi se ne stanno andando uno dopo l’altro; quasi tutti avevano trascorso moltissimi anni in carcere e sofferto umiliazioni ed angherie. A sostituirli sono vescovi più giovani di quarant’anni: un gap generazionale unico al mondo, raramente verificatosi nella storia della Chiesa.” (pagg. 72-73).

Questi Vescovi sono coadiuvati da circa tremila sacerdoti. Se il passato è stato segnato da arresti e brutalità nei confronti dei cattolici fedeli a Roma, da qualche anno a questa parte si intravede qualche spiraglio di luce e di possibile dialogo, soprattutto fra gli appartenenti alle due Chiese: quella ufficiale e quella clandestina.

Inoltre – scrive padre Bernardo Cervellera – fa ben sperare per il futuro il favore con cui il cristianesimo in generale è oggi visto da una fetta significativa della popolazione cinese: “Prendendo le distanze dalla vulgata anti-religiosa della propaganda comunista, molti hanno capito gradualmente che l’Occidente non è quell’inferno dipinto da Mao e che la religione non è l’oppio dei popoli, come a lungo ha sostenuto la propaganda ufficiale del Partito, bensì una fonte di sviluppo, la radice di una civiltà. Molti, in primo luogo gli intellettuali, hanno trovato una risposta razionale nella fede cristiana a partire dalle loro domande sulle macerie dell’ideologia. Accademici e intellettuali, in particolare, in questa loro ricerca religiosa vedono il cristianesimo come più fondato delle loro religioni, perché ha alla base un fatto storico (Gesù di Nazareth), mentre le religioni tradizionali (taoismo, buddhismo…) si basano su miti che la nostra sensibilità attuale giudicherebbe anacronistici…” (pagg. 94-95).

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