I GIUSTI: EROI SCONOSCIUTI DELL’OLOCAUSTO (Corriere del Giorno, 27 gennaio 2007, pag.6)

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olocausto.jpg Grande esperto della seconda guerra mondiale, Martin Gilbert è stato il biografo ufficiale di Winston Churchill e uno dei più eminenti storici britannici, con circa 70 volumi all’attivo. L’Editrice Città Nuova ha appena pubblicato la traduzione italiana di una delle sue opere più prestigiose: “I Giusti. Gli eroi sconosciuti dell’Olocausto“.

In vista della prossima Giornata della Memoria, la medesima casa editrice ha organizzato a Roma mercoledì 24 gennaio una presentazione del volume con ospiti d’eccezione: il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità; Mariapia Garavaglia, vice-sindaco di Roma; Andrea Tornielli, scrittore e vaticanista de “Il Giornale“; il Prof. Matteo Luigi Napoletano, docente di storia delle relazioni internazionali presso l’Università degli Studi del Molise nonchè delegato del Pontificio Comitato di Scienze Storiche presso l’International Committee for the History of the Second World War; la Signora Lisa Palmieri-Billig, rappresentante in Italia e presso la Santa Sede dell‘American Jewish Committee, e corrispondente da Roma del “Jerusalem Post“; Stefano Vaccari, Presidente della Fondazione Villa Emma.

Il volume di Martin Gilbert, in prima edizione italiana, attinge alle fonti raccolte dal Centro di Documentazione ebraico di Yad Vashem, museo e archivio di Gerusalemme sull’Olocausto.

Ne vengono fuori tante micro-storie personali, dalla Polonia alla Norvegia, dalla Lituania all’Italia. Sono le piccole-grandi storie, rigorosamente documentate, dei Giusti di tutta Europa: circa 20.000 uomini e donne per la maggior parte Cristiani – ma anche Musulmani -, che per nascondere e salvare da morte certa gli Ebrei durante il periodo nazista non esitarono a rischiare la propria vita e quella dei loro cari.

Cos’altro avrei dovuto fare?”, commentano quando si chiede perchè l’hanno fatto.

In tale contesto un ruolo determinante rivestì la Chiesa cattolica, sia come istituzione che nella molteplicità delle sue articolazioni periferiche. L’attività di Pio XII, che ai perseguitati israeliti aprì le porte del Vaticano e fece aprire quelle di chiese e conventi, si intrecciò con quella di tanti cattolici comuni. Già negli anni seguenti alla fine della 2^ guerra mondiale le varie comunità ebr aiche espressero pubblici attestati di gratitudine a Pio XII.

Ciò sconfessa radicalmente, hanno ricordato tutti i relatori, le tesi di coloro che per motivi ideologici continuano ad accusare la Chiesa, e in particolare Pio XII, di antisemitismo.

Nel radiomessaggio natalizio del 1942 Pio XII denunciò la situazione di centinaia di migliaia di persone che, senza propria colpa, ma a volte solo per ragione di stirpe, erano condannate a morte o ad atroci sofferenze. Anche per tali ragioni Hitler, raccontano gli storici, percepiva chiaramente la Santa Sede come un pericoloso nemico.

Dunque il libro di Gilbert, che rende giustizia a tutti quei Giusti di cui si era perduta la memoria storica, contribuisce a fare luce, ancora una volta, sull’aiuto prestato dai Cattolici agli Ebrei di tutta Europa.

In tale prospettiva, ha ricordato il Cardinale Tarcisio Bertone, nell’agosto 2003 è iniziato il processo di beatificazione per un’intera famiglia polacca trucidata dai nazisti il 24.03.1944 per aver nascosto in casa otto Ebrei.

Altro grandissimo pregio del libro, ha evidenziato il Prof. Matteo Luigi Napoletano, è che esso costituisce la “negazione del negazionismo“. La conferenza sull’Olocausto tenutasi di recente a Teheran e promossa dal presidente Amadinejad ha infatti avuto l’unico scopo di negare l’Olocausto. Ebbene i racconti di straordinaria umanità che si dipanano nel volume stanno a dimostrare esattamente il contrario: l’Olocausto è stato.

Congedandosi dal lettore alla fine della sua opera, Gilbert si chiede: “Sarei stato capace anch’io di fare queste cose?” E cioè di rischiare la vita per salvare un altro? La speranza è che la risposta, per ciascuno di noi, possa essere: “!”.

A tale auspicio spinge non solo un generico umanitarismo, ma la consapevolezza che, come recita un passo del Talmud riportato in quarta pagina di copertina, ” chi salva una vita, salva il mondo intero“.

 

Roberto Cavallo

(“Corriere del Giorno”, sabato, 27 gennaio 2007, Cultura & Società, pag. 6)

 

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