I MILLENIAL ECOLOGISTI CHE NON HANNO FIGLI MA FOLLOWER (recensione a cura di David Taglieri)

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Immagine tratta da matteoloy.it

USA. Caterina Giojelli su Tempi svolge un’indagine accurata sui millenial, che non hanno figli ma follower: esiste una forte componente di persone che trova moralmente sbagliato mettere al mondo bambini, tanto da innamorarsi e decidere allo stesso tempo di togliere di mezzo ogni dubbio o rischio ricorrendo alla sterilizzazione. Nessun progetto, nessuna aspettativa, nessuna delusione, questa più o meno e’ la formula…

La figura del Childfree (libero dai figli), chiarisce la giornalista, incarna un individuo che si pone come obiettivo primario la salvezza del pianeta, che parte dalla cancellazione della prole. Secondo costoro, infatti la prole contribuirà alle emissioni, dovrà subire i problemi legati al razzismo o non potrà essere abortita in Stati come il Texas.

La curatrice dell’articolo nella parte centrale ricorda che nel 2020 il numero dei decessi ha superato quello delle nascite in 25 Stati degli USA ed il tasso dei matrimoni è ai minimi storici. E i figli non li fanno perché non li vogliono, perché trovano sia “moralmente sbagliato metterli al mondo”.

A San Francisco addirittura si contano più cani che bambini…

Per la Gioyelli il punto di domanda che definisce la denatalità, dopo la ricerca fatta su articoli e sondaggi, non e’ come faccio ad avere figli, ma perché dovrei averne uno.

Secondo i sondaggi più recenti, il 39% della generazione Z (dal 1996 in poi) evita di procreare per paura dell’apocalisse climatica; uno studio del Michigan rivela che oltre un quarto degli adulti non ha figli proprio per una scelta del genere…

Seguono una serie di interviste empiriche per dimostrare la vita vissuta e i disagi che hanno alle spalle soprattutto coloro che hanno optato per la sterilizzazione.

Verso la conclusione del pezzo la parola passa ai tecnici. Secondo Clay Routledge, psicologo della North Dakota State University, esiste una scuola di pensiero fra i giovani secondo cui il problema non è quella o questa ingiustizia da combattere: il problema sono gli esseri umani in quanto tali.

Da qui ne traiamo l’annichilimento, la negazione della realtà con annessi i concetti di bene e di male, l’odio per la vita, una sopravvivenza a ritmo di social e di battaglie ambientali senza uomini e donne: dando retta a questa nuova way of life, vale le pena di andare avanti?

La risposta è che vale la pena leggere, vivere, sorridere, ridere,  piangere, documentarsi, sfruttare i mezzi che abbiamo intorno a noi nella maniera più intensa ed ottimale, nel rispetto del rapporto fra ambiente e persona; mettercela  tutta ogni giorno per migliorare le basi della propria esistenza, che Dio ci rimanda in terra tutte le mattine… Combattere attraverso la pazienza, l’attesa, la progettualità, perché arrendersi è troppo comodo, perché arrendersi è morire due volte.

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