I NEMICI DELLA VITA

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Decenni di bombardamento massmediatico alla fine hanno prevalso sul comune sentire della gente, e adesso ci vuole tutta la forza e l’energia di Benedetto XVI per gridare al mondo che il diritto alla vita è e r esta un principio non negoziabile.

Tra la gente, infatti, vi è il diffuso sentire che, dinanzi a certi casi pietosi, l’aborto procurato e l’eutanasia siano le scelte tutto sommato più ragionev oli e che comunque vada lasciato alla coscienza di ciascuno il compito di decidere…

Ma se la Chiesa non forza mai la coscienza di nessuno – al massimo, sull’insegnamento del suo Maestro, cerca di illuminare quelle coscienze – non può tuttavia esimersi dal mettere in guardia dagli esiti di certe filosofie ed ideologie che, solo apparentemente, si presentano  a favore dell’uomo.

Così fa il Vescovo di Rimini-Montefeltro Mons. Luigi Negri, che, insieme a Riccard o Casci oli,  laico da anni impegnato sul fronte dell’apologetica cattolica, ha pubblicato il libro che da qualche settimana stiamo commentando da queste colonne: “Perché la Chiesa ha ragione. Su vita, famiglia, Aids, demografia, sviluppo” (Lindau, Torino, 2010, pagg. 222).

In questo libro, la cui lettura è assolutamente consigliabile, vengono proposte le argomentazioni scientifiche – ma anche quelle di semplice buon senso – per cui la Chiesa ha ragione su argomenti scottanti come Vita, Famiglia, Educazione, Aids, Demografia, Sviluppo.

Per limitarci alla Vita, proseguendo nell’analisi della scorsa settimana, i nostri Autori ricordano che negli ultimi decenni sono stati compiuti nel mondo un miliardo di aborti e, per quel che riguarda l’Italia, l’aborto da legale è diventato “legittimo”, nel senso che ormai è considerato nel comune sentire come “moralmente indifferente”.

Mons. Luigi Negri e Riccardo Cascioli dimostrano come dietro a questa massa enorme di bimbi soffocati o strappati dal grembo delle loro mamme, vi siano raffinate filosofie e ideologie che da qualche secolo a questa parte avvelenano il sapere. Nel mondo le campagne internazionali per l’aborto (ONU compresa) spesso non sono disgiunte da quelle favorevoli alla sterilizzazione forzata, in una comune logica di ostilità alla Vita.

Dietro un falso concetto di libertà si agita così una cultura della morte che prende il nome di “eugenetica”.

A coniare tale termine fu, alla fine dell’800, il britannico Francis Galton, cugino e discepolo di Charles Darwin, del quale sviluppò le teorie sulla selezione naturale applicata alla società umana. Dalle varie società eugenetiche di inizio secolo non proliferarono solo correnti che poi sfociarono apertamente nel nazismo, ma anche altri movimenti, come quello del femminismo radicale: convinta eugenista fu, per esempio, l’americana Margaret Sanger, che negli anni ’10-’20 diede il via al movimento per la liberazione del la donna.

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