I VOLI DI SAN GIUSEPPE DA COPERTINO (dal libro “I nostri Santi i loro miracoli”, di Roberto Cavallo)

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invito_b_0001.jpg E’ strano. Potevi andare anche alle 4 di pomeriggio di un anonimo giorno feriale e capitava di dover fare la fila per confessarsi da lui, da Padre Egidio. Vecchissimo (è morto qualche anno fa quasi centenario), piccolo e ricurvo, tormentato da una tosse asmatica che spesso gli impediva di respirare, con la santità che sprigionava attirava a sè penitenti da Copertino ma anche da altri paesi della provincia.
Solitamente confessava in una minuscola stanzetta adiacente al santuario di San Giuseppe, dove esercitava il ministero sacerdotale e religioso insieme ai frati suoi confratelli.
Come tanti altri francescani, più o meno conosciuti, ha ripercorso nella sua vita terrena le orme di San Francesco e di San Giuseppe, con la medesima povertà e semplicità. La Chiesa in questo periodo festeggia tali giganti dello spirito: il 18 settembre San Giuseppe da Copertino e il 4 ottobre San Francesco d’Assisi. San Giuseppe da Copertino, da molti ricordato quale patrono degli esaminandi per le sue grandi difficoltà nel superare gli esami che lo avrebbero condotto al sacerdozio, nacque nel paese salentino il 17 giugno 1603, in una casetta tanto povera ed umile da ricordare la stalla di Betlemme.
A motivo della sua grande semplicità, che sembrava rasentare l’ingenuità e perfino l’idiozia, da ragazzo tutti lo chiamavano “bocca aperta” e la stessa madre, una povera donna di nome Franceschina, spesso lo definiva un buono a nulla. Il padre, tal Felice Desa, morì giovane, riuscendo comunque a lasciare nei debiti moglie e figlio. Respinto a più riprese da vari conventi francescani dove la vocazione, fortissima, lo spingeva, alla fine per pietà umana fu accettato da uno zio frate al convento della Madonna della Grottella, appena fuori Copertino. Per sfuggire ai creditori visse per sei mesi nascosto in una piccola grotta sottostante la stalla, dietro mucchi di letame che ne coprivano l’ingresso e in mezzo agli scarafaggi. Questo fu il noviziato di San Giuseppe da Copertino!
Ma il Signore si serve di ciò che per gli uomini è stolto e disprezzabile per costruire le sue opere più grandi.
Ben presto iniziarono per “lu Pippi” i voli estatici: i confratelli lo videro spesso in chiesa, a mezz’aria a qualche metro da terra, rapito in adorazione del Santissimo Sacramento o in contemplazione del dipinto della Madonna della Grottella.
I processi canonici che seguirono la morte del Santo sono traboccanti di testimoni (dai nobili alle persone più umili) che raccontano di aver assistito con i loro occhi ai “voli” di Fra’ Giuseppe: scientificamente inspiegabili allora, scientificamente inspiegabili oggi. La sua fama raggiunse anche la Santa Inquisizione, che quando c’erano di mezzo visionari o fenomeni religiosi alquanto stravaganti di certo non lasciava correre Sottoposto a procedimento inquisitoriale, il tribunale dovette riconoscere la perfetta ortodossia, nonchè la buona fede, del giovane copertinese.
Condotto alla presenza di Papa Urbano VIII, fu rapito in estasi alla vista del vicario di Pietro. Il Pontefice, sconcertato, volle che quel frate si sistemasse ad Assisi, nel convento di San Francesco. Qui, e poi ancora nel convento di Osimo, sua ultima meta terrena, lu Pippi fu prodigo di guarigioni miracolose, di voli mistici, di fenomeni accertati di bilocazione.
Morì a 60 anni il 18 settembre 1663; e il 18 settembre di ogni anno a Copertino, e in tutta la Chiesa, è festa grande


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