Da radiomaria.it del 31 ottobre l’articolo di Roberto de Mattei:
Lo scorso 12 settembre 2024, al termine del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica, è avvenuta la traslazione da Roma a Beirut, in Libano, delle spoglie mortali del Servo di Dio, cardinale Gregorio Pietro (in armeno Krikor Bedros) Agagianian, quindicesimo patriarca di quella Chiesa, morto a Roma nel 1971. Il feretro è stato accolto nella capitale libanese dal Patriarca Minassian, dal Primo ministro Miqati e dalle massime personalità religiose e politiche. Ciò che ha reso straordinaria questa traslazione è che il corpo del cardinale Agagianian, oltre mezzo secolo dopo la sua morte, malgrado non sia stato imbalsamato, è incorrotto, perfettamente integro. Il suo volto è tranquillo e sorridente. Sul blog di Padre Livio troverete alcune immagini veramente sorprendenti https://blogdipadrelivio.it/il-corpo-incorrotto-del-servo-di-dio-il-card-agagianian/
Il corpo del cardinale Agagianian, ha attraversato la città di Beirut, in un’urna trasparente, applaudito dalla folla che lanciava petali di rose come al passaggio di un santo, fino alla cattedrale armena dei Santi Elia e Gregorio Illuminatore, dove è stato sepolto.
Ma chi era il cardinale Agagianian?
Nato in Georgia nel 1895, Gregorio Pietro Agagianian studiò a Roma fin da giovanissimo presso il Pontificio Collegio Armeno, di cui fu in seguito sia vice-rettore che Rettore e venne ordinato sacerdote nel 1917. Nominato Vescovo l’11 luglio 1935 da Papa Pio XI, il 30 novembre 1937 fu eletto Patriarca di Cilicia degli Armeni cattolici.
Il 18 febbraio 1946 Papa Pio XII lo creò cardinale assegnandogli il titolo di San Bartolomeo all’Isola. Alla morte di Pio XII, Silvio Negro, vaticanista del “Corriere della Sera”, lo indicava come favorito dai pronostici in conclave, per la sua conoscenza della curia, la sua competenza di giurista e la sua pietà esemplare. Fu eletto invece Giovanni XXIII. Il cardinale Agagianian, sostenuto dai conservatori, fu un papabile anche nel conclave del 1963 che elesse Paolo VI. Guidò in veste di prefetto, la Congregazione di Propaganda Fide dal 1958 al 1970 e partecipò al Concilio Vaticano II. Morì a Roma il 16 maggio 1971, in fama di santità. Nel 2022 è stata avviata la sua causa di beatificazione e ha quindi il titolo di Servo di Dio.
Nei processi di beatificazione e canonizzazione è prevista la ricognizione canonica dei resti dei candidati alla santità e quando, al momento della riesumazione, il corpo appare non decomposto, senza che vi sia stata un’imbalsamazione, la Chiesa considera il corpo incorrotto come un segno soprannaturale. Il corpo incorrotto non è in sé stesso una prova di santità, ma ne costituisce una conferma, tanto che la Chiesa lo dichiara al momento della canonizzazione.
I santi con i corpi incorrotti sono comunque rari. Infatti i santi canonizzati dalla Chiesa negli ultimi cinque secoli sono stati circa 1700 e di essi poco più di un centinaio sono stati trovati incorrotti. Tra questi santa Cecilia, il cui corpo fu scoperto intatto oltre 1500 anni dopo la morte, santa Chiara da Montefalco e santa Caterina da Bologna, santa Caterina Labouré e santa Bernadette Soubirous, san Giovanni Bosco e san Luigi Orione. Nel bel libro di don Charles Murr L’anima segreta del Vaticano (Fede e Cultura, Verona 2024), tra i numerosi episodi che Suor Pascalina racconta al giovane sacerdote americano suo amico vi è anche questo. Quando nel 1956 Pio XII volle aprire la causa di beatificazione di Pio IX e fu riesumato il suo corpo, mandò la sua collaboratrice a rivestire il corpo del Papa, dopo che monsignor Enrico Dante e la commissione ne ebbero esaminato lo stato. «Quando la bara fu aperta – ricorda suor Pascalina – non riuscivo a credere ai miei occhi. Sembrava non morto, ma addormentato! Il corpo era perfettamente intatto! Non solo, ma le dita, i polsi, le braccia erano morbidi, flessibili». Suor Pascalina dovette tagliare i capelli, radere la barba e spuntare le unghie di Pio IX, prima di rivestirlo con gli abiti pontifici.
Si è parlato di incorruttibilità del corpo anche per Giovanni XXIII, ma il corpo di papa Roncalli, a differenza di quello di Pio IX fu imbalsamato e quando i corpi dei Papi subiscono questo trattamento il fenomeno non può essere definito di origine soprannaturale e l’ipotesi dell’incorruttibilità viene esclusa.
Perché il numero dei santi che sono sfuggiti al processo di decomposizione è così esiguo?
La risposta sta nel dogma centrale della Chiesa cattolica, che è quello della Risurrezione dei morti. I corpi degli uomini sono destinati a decomporsi dopo la morte per poi ricongiungersi con le loro anime alla fine del mondo. La morte è la separazione dell’anima dal corpo e quando il corpo degli uomini è privato dell’anima, che è il suo principio unitario e vivificatore, si decompone e torna in cenere. Però, il giorno del Giudizio universale, tutte le anime si riuniranno con i loro corpi che verranno resi incorruttibili, sia quelle degli eletti che quelle dei dannati. In Paradiso e all’Inferno si andrà con anima e corpo per l’eternità. Tuttavia, solo i corpi di coloro che saranno in Paradiso riceveranno un corpo glorioso, spirituale, conforme a quello di Cristo risorto. Per questo san Paolo dice «E i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità» (1 Cor 15, 52-53).
Dio, che destina gli uomini alla corruzione dei corpi, per renderli incorruttibili quando risorgeranno, ha disposto tuttavia che alcuni di essi, eccezionalmente, sfuggano al processo di decomposizione. I loro corpi possono essere accompagnati anche da altri fenomeni soprannaturali, quali il profumo che emanano, il ringiovanimento e talora il movimento.
Nel caso del cardinale Agagianian colpisce, ad esempio il ringiovanimento.
Basta paragonare le immagini del suo volto riesumato e quelle delle sue ultime fotografie per rendersi conto che il corpo del cardinale dimostra molto meno dei 76 anni che aveva quando è morto. Ciò che è inspiegabile deve rimandarci all’esistenza di Dio Creatore, che nella sua infinita Sapienza ha la capacità di modificare le leggi della natura per il bene delle anime. Per questo non dobbiamo trascurare i segni che la Divina Provvidenza mette spesso davanti ai nostri occhi. Nel caso del Servo di Dio Gregorio Pietro Agagianian fa riflettere anche il suo arrivo nella Terra dei Cedri, il Libano, proprio nel momento in cui il Medio Oriente è in fiamme, come a significare che solo la santità può spegnere quelle fiamme che rischiano di incendiare il mondo.
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