IL PADRE NOSTRO: CONVERSAZIONE CON IL CARD. ANGELO SCOLA

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9788882724498Dalla conversazione fra Cristina Uguccioni e il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia dal 2002, nasce un volumetto di straordinaria profondità sul tema del Padre Nostro. Edito dalle Edizioni Cantagalli, “Il Padre Nostro” commentato da Angelo Scola (pagg. 54, euro 5) non è soltanto un’opera di catechesi e di teologia, ma soprattutto uno sforzo di rispondere alle domande fondamentali che ogni uomo, a un certo punto della sua vita, si pone. Almeno ogni uomo che sia onesto e coraggioso, che non si limiti cioè a rinviare ad un evanescente “poi” il problema fondamentale dell’esistenza. Così, guidati dalle parole del Cardinale, si scopre che proprio il Padre Nostro, unica preghiera direttamente insegnataci e lasciataci da Gesù, contiene le risposte alle nostre più profonde domande di significato esistenziale. A patto, ovviamente, di mettersi in ascolto senza eccessivi pregiudizi. Il Padre Nostro diventa allora un affresco straordinario in cui si spiega l’esistente umano, l’esistente storico e quello cosmologico.

Così, quando il Signore ci insegna a chiedere che sia santificato il nome del Padre, viene senz’altro in evidenza la straordinaria dissomiglianza e l’alterità fra l’uomo e Dio; ma, ricorda il Cardinale Scola, si tratta sempre di un Dio incarnato, cioè “…più intimo a me stesso di quanto lo sia io…è così intimo all’uomo da nascere nel seno di una ragazza“. E ancora: quando chiediamo: “venga il tuo Regno”, esprimiamo  il desiderio che il Regno di Dio in qualche modo si manifesti già “nell’al di qua”, sulla terra, senza rimandare tutte le aspettative al Paradiso. E’ questo, d’altronde, il senso delle parole di Gesù, quando promette a i suo i discepoli sicuramente la vita eterna, ma pure “il centuplo” già su questa vita terrena. Quindi la richiesta “Venga il tuo Regno” fa riferimento ad un regno già in atto, perchè i cristiani vivono questo dinamismo rigenerante che il Risorto ha impresso agli uomini, alla storia, al cosmo. Un dinamismo che da senso alle cose e che fa vivere meglio.

Certo i dolori di cui la vita è piena, specie i più insopportabili e i più inspiegabili, pongono pesanti interrogaivi sulla Provvidenza – spesso misteriosa – con cui Dio agisce. Pongono dubbi talora pressanti sulla reale vicinanza di questo Dio incarnato.  Ma risponde il Cardinale:” Anche i fatti più tragici della nostra vita, quelli che a noi appaiono come un male assoluto, contengono in realtà il disegno buono di Dio per noi. Presto o tardi lo si vedrà; sicuramente alla fine – mi auguro in Paradiso – lo si vedrà. Pertanto, nella fede, possiamo abbandonarci anche alla circostanza più sfavorevole, sapendo che il Padre ci ama e non è mai contro di noi. Nello stesso tempo la fede ci ricorda che Dio è Dio. Ha i suoi tempi, i suoi modi, non i nostri. Davanti ai suoi schernitori il Figlio di Dio fatto uomo non è sceso dalla croce. E poteva farlo. Così ci ha insegnato che è una pretesa per l’uomo chiamare Dio in tribunale e misurare i suoi disegni…“. D’altronde troppo spesso l’uomo dimentica di essere egli stesso, in prima persona, l’artefice dei propri mali, quando pretende di “salvarsi” da solo. “Piuttosto fallisco, ma faccio io“: questo è il contenuto profondo – scrive il Cardinale Scola – del peccato originale: ciò che, in termini tecnici, si chiama autosoteria, ossia pretesa di salvarsi da soli. Si tratta di una perversione della libertà e, come sempre accade nell’esperienza del male, la perversione semina altro male. Per questo possiamo parlare di dimensione sociale o di responsabilità sociale del nostro agire. Così il male va avanti in progressione geometrica e può raggiungere livelli di disumanità spaventosa. Ecco allora l’importanza della preghiera, di invocare la liberazione dal male! Solo Dio può liberare la mia vita dal male assoluto, che è il mio peccato originale, che “io” scelgo di compiere e che mi travolge con le sue nefaste conseguenze. Come esiste una “de-solidarietà” nel male, così c’è una solidarietà positiva nel bene, che a sua volta è diffusiva. E’ la comunione del bene e dell’amore che scaturisce dal sacrificio supremo di Gesù e passa poi per tutte le generazioni di giusti sofferenti. Da qui l’invocazione, affinché intervenga, al Padre “nostro”, e non soltanto “mio”: la dimensione della communio, della fraternità, è la strada indicata dal Signore, perché, come Benedetto XVI scrive nell’enciclica “Spe salvi“, nessuno può salvarsi da solo. Così la struggente preghiera del Pater si arricchisce di una nuova epifania e  “… quel nostro diventa l’intenso, equilibrato riconoscimento dell’io e del tu, ma anche del terzo“.

Ci serviamo di questi pochi spunti per attestare che siamo dinanzi ad un libro da tenere sul comodino, fra le cose care, quale ottimo strumento per riflettere e meditare sulla preghiera che Gesù ci ha lasciato. 

 

Roberto Cavallo

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