IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO IN CINA (L’Ora del Salento, 29 settembre 2007, pag.11)

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senza-nome.bmp OSSERVATORIO GEO-POLITICO
a cura di Roberto Cavallo

Negli ultimi mesi le news di tutto il mondo hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica il problema dell’ inqu inamento in Cina. Se ormai quasi tutte le aree del globo soffrono di questo ma le endemico, tipico della nostra era, in Cina esso riveste proporzioni davvero allarmanti. Nell’ex celeste impero il liberalismo in campo economico e finanziario ha consentito una grande crescita del PIL (ogni anno intorno al 10% circa) e del reddito pro capite, contribuendo a sconfiggere la fame in una popolazione che raggiunge ormai il miliardo e 300 milioni di persone; ma l’assenza di riferimenti morali ed etici ha condotto ad un neo-capitalismo selvaggio, con conseguenze nefaste per l’ ambiente e per la sicurezza sul lavoro. L’inquinamento dei principali fiumi e della falda acquifera rende un miraggio, per oltre la metà della popolazione, il normale approvvigionamento di acqua potabile, con conseguenti pesanti ricadute sulla salute della gente: tracce di metalli pesanti (arsenico, fluoro, solfato di sodio) e altri materiali altamente tossici fanno sì che il 35% delle acque cinesi non possa essere bevuta perchè condurrebbe a morte per avvelenamento, con altissimo rischio per lo sviluppo di malattie tumorali. La rivista missionaria Asia News riferisce che lo stesso Ministro delle risorse idriche cinese, Wang Shucheng, avrebbe ammesso che ” Centinaia di migliaia di cittadini cinesi sono colpiti da malattie dopo aver bevuto acqua contenente questi elementi “.
Altrettanto dicasi per l’aria, che specie nelle metropoli è carica di polveri sottili che talvolta impediscono anche di vedere il sole. Attraverso “Envisat“, satellite dell’Ente spaziale europeo, è stata individuata una nube permanente di biossido di azoto (NO2) nel Nord-est della Cina, e in particolare sul cielo di Pechino.
Metalli pesanti e vernici tossiche sono poi ampiamente usate nella produzione di giocattoli e merci a basso costo, che si ritrovano nei negozi di tutto il mondo. Emblematico è il caso delle bambole “Barbie” e di altri giocattoli della multinazionale americana Mattel, commissionate a ditte cinesi e recentemente ritirate dal mercato internazionale in milioni di pezzi, perchè considerate altamente pericolose per la salute.

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